L’Onu ha tagliato del 50% gli aiuti alimentari ai rifugiati sud-sudanesi in Uganda. A renderlo noto è il giornalista ugandese Felix Warom Okello.
Secondo quanto scrive il giornalista sul The Monitor i 20.000 rifugiati sud-sudanesi ospitati nel campo profughi di Nyumanzi da circa una settimana non avrebbero cibo a sufficienza dato che sia il World Food Programme (WFP) che lo UNHCR (Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu) sarebbero stati costretti a dimezzare le razioni di cibo passando dai già miseri 12 Kg di mais al mese per persona a sei Kg di mais per persona al mese, una situazione che qualche giorno fa ha spinto i rifugiati sud-sudanesi a protestare con i funzionari dell’Onu. Ora si teme che la misura venga adottata in tutti i campi profughi dell’Uganda che, va ricordato, ospita circa 900.000 rifugiati sud-sudanesi.
Va detto tuttavia che già da diversi mesi le due organizzazioni internazionali avevano avvisato che in mancanza di fondi sarebbero stati costretti a tagliare drasticamente la distribuzione di cibo ai rifugiati sud-sudanesi. Lo scorso giugno sia il Presidente ugandese Yoweri Museveni che diverse importanti ONG avevano lanciato l’allarme per il mancato finanziamento di 6,3 miliardi di dollari necessari per sostenere l’enorme flusso di rifugiati sud-sudanesi in fuga dal conflitto che affligge il Sud Sudan. Allarme inascoltato sia dall’Onu che dall’Unione Africana. E mentre dal Sud Sudan continua ininterrotta la fiumana di esseri umani in fuga ora il WFP e l’UNHCR si vedono costretti a tagliare anche gli aiuti alimentari perché da quando è stato lanciato l’allarme nessuno ha fatto nulla.
Forse sarebbe meglio tagliare i miliardi di dollari di aiuti ai finti profughi palestinesi e destinare quei soldi a chi profugo lo è veramente e si trova ora ad affrontare gravissime difficoltà.