Si è svolto ieri a Gerusalemme l’importante trilaterale tra Israele, Stati Uniti e Russia dedicato alla situazione in Siria e in particolare sulla presenza iraniana in territorio siriano.
Si è trattato di una riunione di altissimo livello. Per la Russia era presente il segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolai Patrushev, per gli Stati Uniti il consigliere della sicurezza nazionale, John Bolton, per Israele il Premier Benjamin Netanyahu.
Sin da subito è apparsa chiara l’intenzione russa di difendere non solo l’Iran, ma addirittura la sua presenza in Siria giudicata da Mosca «indispensabile per la lotta ai gruppi terroristi».
Nikolai Patrushev ha condannato i raid aerei israeliani in Siria contro obiettivi iraniani definendoli “sgraditi” e ha contrastato con veemenza l’affermazione israelo-americana secondo la quale «l’Iran rappresenta la principale minaccia alla pace regionale».
Pur tuttavia la Russia si è detta disponibile ad ascoltare le preoccupazioni israeliane affermando di «comprendere i timori di Israele per la sua sicurezza» ponendosi quindi come mediatore tra le parti.
Parlando poi delle crescenti tensioni tra gli USA e l’Iran nel Golfo Persico Nikolai Patrushev ha difeso l’abbattimento del drone americano da parte dei Pasdaran iraniani affermando che stava volando in territorio iraniano e che quindi Teheran aveva il Diritto di abbatterlo.
Dal canto suo il consigliere della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, ha ribadito che nel caso l’Iran superi la quantità di uranio arricchito permesso dall’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA), accordo dal quale gli USA sono usciti, l’America non esiterà ad applicare all’Iran ulteriori sanzioni ricordando che comunque «tutte le alte opzioni, compresa quella militare, sono sul tavolo».
Bolton ha poi affermato di non credere che realmente la Russia pensi che la presenza iraniana in Siria sia una cosa positiva ricordando che solo poco tempo fa era stato il Presidente russo, Vladimir Putin, ad affermare che i russi vedrebbero positivamente il ritiro iraniano dalla Siria.
Dove finisce il “diplomatichese” e dove inizia la realtà
Difficile capire dove finiscono le affermazioni “dovute” per ragioni diplomatiche e dove inizia la realtà. Fino ad oggi la Russia, pur criticando i raid aerei israeliani in Siria, non ha mai fatto niente di realmente concreto per impedirli. L’accordo di coordinamento tra l’esercito israeliano e quello russo in Siria continua senza intoppi e Putin ha più volte effettivamente detto che preferirebbe che «tutte le forze straniere lasciassero la Siria».
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha fornito ai russi le prove che Hezbollah, il più importante proxi iraniano, ha stabilito una nuova base operativa nel sud della Siria, al confine con Israele, rimarcando con forza che questa è una situazione che Gerusalemme non può tollerare.
Netanyahu ha poi ribadito quello che a suo dire è l’obiettivo comune di Israele, Russia e Stati Uniti, cioè fare in modo che tutte le forze straniere entrate in Siria dopo il 2011 lascino il territorio siriano. Ora bisogna vedere se il raggiungimento di quell’obbiettivo è effettivamente anche nelle intenzioni di Mosca.