Gerusalemme, Israele – Due terroristi palestinesi aprono il fuoco nei pressi delle Porta di Damasco, a Gerusalemme, una donna palestinese cerca di accoltellare un poliziotto di frontiera a Hebron, un 17enne palestinese cerca di colpire militari del IDF nelle vicinanze di Gerusalemme, un adolescente palestinese minaccia una donna israeliana con un coltello e infine terroristi palestinesi aprono il fuoco contro militari israeliani nei pressi di Jenin.
Questa in breve la cronaca dell’ennesima giornata di terrore in Israele dove ieri le forze di difesa israeliane hanno sventato cinque attacchi terroristici mentre un sesto è stato impedito dalla messa in fuga dell’attentatore. Non ci sono feriti o vittime tra gli israeliani mentre i terroristi palestinesi rimasti uccisi nel tentativo di compiere gli attentati sono cinque.
Al di la della fredda cronaca, quella di ieri è stata una giornata pesante per Israele dopo che per diversi giorni sembrava che gli attacchi terroristici fossero calati di intensità. A preoccupare le forze di sicurezza israeliane è l’uso sempre più frequente da parte dei terroristi delle armi da fuoco il che farebbe pensare che alcuni di questi attacchi non siano improvvisati ma studiati a tavolino, fatto questo che fa supporre che dietro ad alcuni attentati ci sia una vera e propria organizzazione che non necessariamente fa capo ad Hamas. Infatti sono diversi i segnali di infiltrazione di altri gruppi terroristici in Cisgiordania tra i quali Hezbollah e Harakat al-Sabireen, entrambi legati all’Iran.
La strategia del martire
La strategia del martire è quella che da decenni piace più di ogni altro tipo di tattica ai terroristi palestinesi. Più “martiri” ci sono più aumenta la pressione internazionale su Israele. Più aumenta la pressione su Israele e più cresce la sindrome da vittime sia tra i palestinesi che tra i loro sostenitori all’estero. Per questo si mandano allo sbaraglio giovani e giovanissimi palestinesi inesperti evitando, per ora, attacchi di grosse dimensioni o attentati organizzati con l’uso dei miliziani addestrati. Da un lato si vuole rafforzare la strategia del martire senza però colpire troppo duramente Israele per non indignare l’opinione pubblica internazionale e perdere il vantaggio mediatico. Ma il problema è che questa strategia non sta dando i frutti sperati dai terroristi palestinesi e allo Shin Bet pensano che con il passare del tempo i vari gruppi terroristici possano passare a un livello superiore e compiere attentati di grosse dimensioni. I segnali in tal senso sono diversi e tutti preoccupanti.
Redazione
cinque allucinati in meno