La Guerra in Siria sta arrivando a una svolta interessante. Si ricorderanno negli anni scorsi i vari meeting ad Astana, Teheran o Mosca dove i capi di governo o i ministri degli esteri di Russia, Turchia e Iran decidevano come spartirsi il paese arabo, con la presenza quasi insignificante di qualche ministro del governo di Assad.
Ora che l’esercito siriano, con l’appoggio dell’aviazione russa si trova nei pressi di Idlib, diventa problematica la situazione delle ultime sacche di miliziani e terroristi qaedisti e, soprattutto, della Turchia che li appoggia.
Dopo aver preso nei giorni scorsi Khan Sheykhoun, a sud di Idlib, l’esercito siriano si trova ora davanti uno dei check point turchi, organizzati ai tempi dell’ingresso nella zona di Afrin con la scusa della minaccia dei curdi dello YPG, considerati da Ankara come un’organizzazione terrorista.
I turchi hanno piazzato nel nord ovest della Siria tra Afrin e Idlib una dozzina di punti di osservazione o check point, concordati con la Russia per eliminare la minaccia terroristica. Ma è evidente la protezione verso i miliziani qaedisti ex Al Nusra e dei turcomanni che svolgono una funzione anti-curda e di destabilizzazione verso il governo di Damasco.
Il governo turco ha accusato l’aviazione siriana di avere attaccato un loro convoglio nelle retrovie che era diretto in uno dei check point. La notizia però non trova conferme.
Il punto di forza dell’esercito siriano, oltre al morale alto in questo momento, è l’appoggio dell’aviazione russa che attacca gli obbiettivi dei terroristi.
Il governo di Damasco ha ordinato l’apertura di corridoi per cercare di mettere in salvo la popolazione locale, ma si prevede una sanguinosa battaglia, come molti osservatori stanno denunciando da qualche mese.
Inoltre Damasco ha dichiarato tutte le forze straniere nella zona – turchi, miliziani qaedisti e americani alleati dei curdi – come forze di occupazione e una minaccia per la Siria.
Ora sarà interessante vedere il gioco di equilibrio a cui è chiamata Mosca – che ha dato il via libera alla Turchia ma appoggia totalmente il governo di Assad – e come si comporterà Erdogan, dopo che ha fatto entrare i suoi uomini in territorio nemico e assaporato l’occupazione dei territori curdi.
Questi ultimi, che godono della protezione americana, hanno da qualche tempo abbandonato ogni sogno di indipendenza, per accordarsi con Assad e chiedere una maggiore autonomia.
La Siria è già una matassa e ingarbugliata che lascerà molti strascichi, rallentando la fine della guerra e la normalizzazione del paese, che sia avvia a finire come il vicino Libano, con l’Iran e i suoi proxies a sud, la Russia sulla costa e la Turchia che cercherà in tutti i modi di ottenere una zona cuscinetto a nord.
Una legge del contrappasso da girone dantesco per la Siria, visto che il Libano è frammentato e ostaggio di milizie sciite proprio a causa delle follie di Damasco e della sua ossessione verso Israele dei decenni precedenti.