Non si trovano più parole per definire l’incapacità a governare del Movimento 5 Stelle. La loro palese inadeguatezza purtroppo è davanti agli occhi di tutti e se in un anno hanno perso la metà degli elettori è addirittura poco per quello che hanno fatto.
Il problema tuttavia non è la pochezza dei pentastellati ma è che non se ne vogliono andare ben sapendo che non tornerebbero al governo nemmeno tra 100 anni.
«Di che morte dobbiamo morire?» diceva sempre il mio vecchio calzolaio. Già, di che morte dobbiamo o vogliamo morire? E’ questa la domanda che ci dobbiamo fare nell’attesa che finalmente qualcuno si decida a formare una vera forza politica di opposizione.
Vogliamo morire grillini? Vogliamo morire di una morte lenta dolorosa? Per assurdo per evitare questa agonia l’unico sistema è sperare nella Lega. Magari quella stessa Lega che governa bene le più grandi regioni italiane, non quella dei funamboli economici che se ne fregano dello spread e hanno la testa più dura dell’Europa. Magari quella di Zaia, quella Lega cioè che pensa veramente al bene della propria gente, non quella Lega che per qualche voto in più sta portando il Paese verso il baratro economico. Non la Lega di Salvini.
Ma è qui che nasce il problema. Chi glielo dice ai salvinisti (i leghisti sono altra cosa) che tra la Lega di Salvini e quella dei vari Zaia e altri, c’è un abisso? Come si fa a convincerli che il loro capitano non ha nulla da invidiare a Di Maio o a Toninelli? Che ci governa insieme e che quindi quello che sbagliano i cinque stelle è esattamente quello che sbaglia la Lega di Salvini?
Vi rendete conto che l’unica speranza che ha in questo momento il nostro Paese è che la Lega di Salvini cominci a fare la Lega vera? Cioè a governare?
A volte mi perdo nei paragoni e quello che più di tutti mi lascia perplesso è il paragone impietoso tra Maroni e Salvini al Ministero degli interni. Il primo è un leghista e sapeva cosa doveva fare, quando lo doveva fare e soprattutto conosceva quali erano le sue competenze. Il secondo è un tuttologo, senza alcuna esperienza vera, che come una banderuola gira a seconda di dove spira il vento dei social.
Maroni era un politico di razza, Salvini è… non lo so, onestamente non so cosa sia Salvini. So quello che certamente non è: un politico leghista.
Non ho mai dato il mio apprezzamento alla Lega, mai, per tutta una serie di motivi. Ma non si può non riconoscere che dove la Lega governa la vita è migliore. Non si può non riconoscere che se le regioni più ricche d’Italia sono governate da molti anni dalla Lega (quella vera) è perché hanno saputo governare bene e per il bene della gente.
Quello che fa Salvini è completamente diverso. Lui non cerca il bene del Paese e quindi della gente. Non gliene frega una cippa. È troppo concentrato nella ricerca del consenso non nel fare politica. Non è la stessa cosa. Uno non governa se sta perennemente in campagna elettorale.
Un politico vero non avrebbe mai e poi mai permesso a Di Maio di fare il ministro del lavoro e dello sviluppo economico. Un politico vero si sarebbe messo a ridere solo all’idea. Ma il Capitano ci ha visto una opportunità fantastica per guadagnare consenso. Ed è stato bravissimo nel farlo. Cavoli se lo è stato. Ma il paese? Cosa ne è del Paese?
E allora, per carità di Dio, ridateci la Lega Nord, ridate la Lega dei Zaia e dei Maroni. Lo dice uno che la Lega non l’ha mai votata e mai la voterà. Ma non fateci morire di morte lenta.