Se Netanyahu è in difficoltà, Israele è in difficoltà. C’è poco da gioire

30 Gennaio 2021
Benjamin Netanyahu con il Capo di Stato Maggiore delle IDF Aviv Kochavi

Vedere giornalisti israeliani scrivere articoli dove gioiscono nel vedere le prime (prevedibili) difficoltà di Netanyahu di fronte alle decisioni della Casa Bianca per il Medio Oriente, lascia davvero basiti.

Benjamin Netanyahu è il Primo Ministro di Israele. Se lui è in difficoltà il motivo è che Israele è in difficoltà. C’è poco da gioire.

Le prime mosse dell’Amministrazione Biden in Medio Oriente non promettono niente di buono. Volgono tutte verso l’Iran invece che verso gli storici alleati arabi della regione. Sembra di rivedere la politica suicida di Obama quattro anni dopo.

Prima sospende la vendita di armi agli arabi e in particolare quella degli F-35 agli Emirati Arabi Uniti (non ci risulta che l’Arabia Saudita li abbia mai ordinati come sostengono alcuni giornali), poi riattiva gli aiuti ai palestinesi e infine nomina due personaggi fortemente anti-israeliani in posti chiave per la politica mediorientale.

Questa mattina su Ynet, Shimrit Meir scriveva quasi divertita delle difficoltà del Premier israeliano con la nuova Amministrazione americana sostenendo che minacce israeliane di attacchi all’Iran non hanno funzionato con Obama e non funzioneranno con Biden.

A parte che non sono sicura che con Obama non abbiano funzionato se è vero il racconto che a un certo punto è dovuto intervenire con Netanyahu per fermare l’attacco quando gli aerei israeliani era già in volo verso l’Iran. Non c’è nessuna prova di questo ma è quello che si racconta.

Poi adesso c’è un altro Capo di Stato Maggiore dell’esercito in Israele. Si chiama Aviv Kochavi e solo pochi giorni fa parlando all’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale dell’Università di Tel Aviv, ha ribadito che se l’Iran non fermerà la sua corsa verso il nucleare dovrà essere Israele a farlo, promettendo che questa volta non ci sarà nessuna telefonata che potrà fermare i caccia con la Stella di David.

La sig.ra Shimrit Meir sostiene che le minacce di Kochavi avrebbero peso a Washington solo se ci fosse ancora Trump e che quindi adesso sfiorano quasi il ridicolo. Non lo scrive ma lo fa intendere chiaramente.

Io non sono affatto d’accordo. La serietà delle minacce israeliane è direttamente proporzionale alla “iranizzazione” della politica americana. E a giudicare dalle prime mosse di Biden, se fossi negli Ayatollah non dormire sonni sereni.

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

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