Orrore palestinese: usano vecchi e bambini sperando che diventino “martiri”

11 Novembre 2015

Come si può convincere due bambini di 11 e 14 anni a compiere un attentato con la chiara speranza che vengano uccisi per poi gridare al mondo il “martirio dei bambini palestinesi”? Lo so, è aberrante ma è esattamente quello che sta avvenendo nella West Bank dove gli adulti stanno facendo una vera e propria campagna di reclutamento dei bambini palestinesi da usare per gli attentati contro gli israeliani.

E’ successo ieri quando due bambini palestinesi di 11 e 14 anni sono stati mandati a compiere un attentato contro civili israeliani. I due bambini palestinesi si chiamano Muawiya e Ali Alqam, residenti del campo profughi di Shuafat, e secondo alcune fonti riportate da Ynet [1] sarebbero nipoti di uno dei maggiori esponenti di Fatah il quale nelle ultime settimane avrebbe dato il via a una vera e propria campagna di reclutamento di bambini sotto i 14 anni. Ma perché usare bambini così piccoli? Semplice, per due motivi ben precisi. Il primo è che la legge israeliana proibisce di incarcerare minori di 14 anni, il secondo invece è addirittura agghiacciante perché nel caso i bambini vengano feriti o uccisi durante gli attacchi la loro giovanissima età può essere usata come arma mediatica contro Israele.

“La leadership palestinista vuole non solo danneggiare e togliere la quiete a Israele, ma soprattutto dargli la colpa degli incidenti”

Intendiamoci, il fatto che i palestinesi usino i loro bambini come vittime sacrificali per la loro propaganda non è certo una novità. Hamas ha Gaza usa sistematicamente i bambini come scudi umani, li addestra sin da piccoli al combattimento e all’odio, e anche la West Bank non è estranea a questa orribile pratica, ma è la prima volta che questa tecnica viene apertamente usata come vera e propria tattica politico-mediatica. A tal proposito c’è un editoriale di Ugo Volli su Informazione Corretta [2] che centra in pieno l’argomento. Scrive Ugo Volli: «Gli attacchi microterroristici che continuano non sono isolati né privi di direzione. Lo dimostra il semplice fatto che pochi “terroristi popolari” fanno uso delle armi da fuoco, anche se si sa che nei quartieri da dove provengono sono accumulate migliaia di pistole e fucili. Sarebbe molto più facile fare danni più gravi sparando, ma evidentemente vien detto loro di non farlo, sulla base di un calcolo politico. La leadership palestinista vuole non solo danneggiare e togliere la quiete a Israele, ma soprattutto dargli la colpa degli incidenti e per farlo deve suggerire che la risposta israeliana agli attentati sia “eccessiva”, “sproporzionata”».

Ma anche i vecchi vengono usati dai palestinesi perché un vecchio “shaid” per la propaganda vale quanto uno “shaid bambino”. Il video della anziana donna palestinese, all’apparenza tranquillissima, che all’improvviso tira fuori un coltello e cerca di accoltellare una guardia israeliana [3] ha fatto il giro del mondo. Anche in questo caso basterebbe guardare le pagine di propaganda palestinese, quelle degli “shaid con il culo degli altri”, che pochi minuti dopo il fallito attentato hanno usato l’episodio per denunciare “la risposta eccessiva” degli israeliani salvo poi silenziarsi quando il video è stato diffuso. Ma nel frattempo avevano convinto migliaia di allocchi che la “povera donna palestinese” invece che una terrorista fosse una vittima della violenza israeliana.

E qui arriviamo al punto. La propaganda palestinese non ha argomenti validi per sostenere la cosiddetta “intifada dei coltelli”. La storiella dell’attacco alla moschea di Al-Aqsa non regge più nemmeno con gli arabi e ormai è palese che a loro non interessa affatto creare un proprio Stato. Come possono continuare ad avere il sostegno internazionale se non con una propaganda basata esclusivamente sulla “sproporzionata risposta israeliana”? E se la “sproporzionata risposta israeliana” colpisce bambini e vecchi la propaganda ci guadagna immensamente. E allora non esitano a mandare i propri figli allo sbaraglio e alla morte. Non è disperazione, come si affretteranno a sostenere gli odiatori, è semplicemente odio viscerale inculcato sin da piccolissimi nelle loro deboli menti e alimentato quotidianamente sia dalla dirigenza palestinese che dai cosiddetti “amici pacifisti della Palestina” che di pacifista hanno davvero ben poco. Ma soprattutto è completo disinteresse per la vita e il futuro dei propri figli.

Su questo fatto occorre mettere un punto fermo per capire cosa sta succedendo in Medio Oriente. Quando persone come la Mogherini che dall’alto della sua posizione parla di “risposta israeliana sproporzionata agli attacchi terroristici” ed evita nel contempo di condannare con la dovuta fermezza la continua incitazione da parte della dirigenza palestinese a commettere attentati, non si lavora per la pace ma per incentivare ulteriormente la violenza. Questo deve essere ben chiaro. Alimentare la propaganda palestinese significa alimentare e giustificare il terrorismo, non lavorare per la pace.

Scritto da Einav Ben H.

Note

[1] Articolo di Ynet

[2] Articolo di Ugo Volli su Informazione Corretta

[3] Video donna palestinese

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

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