C’è di che rimanere esterrefatti di fronte al silenzio della chiesa cattolica alla notizia secondo la quale il sindaco musulmano di Nazareth ha deciso di “cancellare il Natale”. Nazareth, la città dove crebbe Gesù Cristo e luogo di culto tra i più importanti del cristianesimo diventata improvvisamente un mezzo in mano ai musulmani per ricattare il mondo.
La decisione del sindaco di Nazareth è stata giustificata con la sua opposizione alla decisione di Donand Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e per questo avrebbe deciso, non potendo punire gli ebrei, di punire i cristiani, in modo da far ricadere la colpa su Trump e sulle “assurde” (secondo lui) pretese ebraiche.
Questa cosa non va sottovalutata perché quello che è accaduto a Nazareth potrebbe ripetersi con facilità in altri luoghi di culto cristiano a vario titolo in mano ai musulmani, a partire dalla chiesa della natività a Betlemme fino ai luoghi sacri a Gerusalemme, luoghi in cui oggi è possibile per un cristiano recarvisi grazie al controllo israeliano che garantisce libertà di culto a tutte le religioni.
Invece sembra che al Vaticano siano così impegnati a processare la decisione di Trump e a mettere alla berlina Israele da rimanere impassibili di fronte a questa gravissima notizia che nei fatti è un insulto alla religione cristiana.
Ma d’altra parte cosa si può pretendere da una Chiesa Cattolica che continua a ritenere l’islam una religione di pace evitando spesso e volentieri (e sempre troppo tardi) di parlare della persecuzione di cui sono vittime i cristiani in Medio Oriente? Cosa si può pretendere da un Papa che di fronte alle chiese cristiane bruciate dagli amati palestinesi non proferisce una sola parola?
La ripicca islamica su Nazareth è un fatto gravissimo il quale crea un precedente che dovrebbe far riflettere attentamente la Chiesa Cattolica sulla concreta possibilità che atti del genere si ripetano e, soprattutto, su quello che potrebbe succedere se tutti i luoghi sacri fossero sotto il controllo islamico.