Desta molta preoccupazione l’annuncio dato ieri dal portavoce delle milizie sciite in Iraq che si riuniscono sotto la sigla di Popular Mobilization Units (Jaafar al-Husseini e le Brigate Hezbollah) secondo il quale gli sciiti avrebbero ulteriormente rafforzato le fila dei loro combattenti che assediano Mosul con altri 5.000 combattenti portando il numero complessivo dei miliziani sciiti attorno alla città irachena a 15.000 unità.
Il timore molto diffuso è che i miliziani sciiti si lascino prendere la mano con le violenze contro i civili sunniti e di altre confessioni come è già avvenuto in occasione della liberazioni di altre città irachene, una violenza che non ha nulla da invidiare a quella del ISIS.
In particolare sono i turchi e i curdi a sollevare obiezioni sull’operato delle milizie sciite e ad arrivare a minacciare uno scontro armato se esse dovessero farsi prendere la mano dalle violenze come successo in passato per esempio a Tikrit. Erdogan lo dice apertamente e annuncia l’invio di truppe a Mosul per difendere i turcomanni e più in generale i sunniti anche se in molti sostengono che sia una scusa per prendere il controllo dei pozzi di petrolio di Mosul. I peshmerga curdi dal canto loro cercano di anticipare le mosse delle milizie sciite e di mettere al sicuro i numerosi villaggi intorno a Mosul per non lasciarli cadere in mano sciita.
La politica espansionista di Teheran dietro alle milizie sciite
Dietro alle milizie sciite irachene, supportate apertamente dai pasdaran iraniani, c’è ancora una volta la politica espansionista di Teheran che dopo l’aperto coinvolgimento in Siria non lesina sforzi anche in Iraq che per altro controlla da remoto già da diverso tempo, almeno per quanto riguarda le regioni sciite e il Governo centrale. La scusa è sempre quella di “aiutare senza secondi fini” l’esercito iracheno nella lotta allo Stato Islamico. In realtà, come abbiamo detto più volte, lo Stato Islamico è funzionale agli interessi iraniani nella regione. Di fatto Teheran è l’unico vero beneficiario della nascita di ISIS, sia per le sue mire espansionistiche che per il proprio riarmo, compreso quello nucleare. E’ grazie a ISIS che l’Iran ha potuto trasferire proprie truppe al confine con Israele in Siria ed è sempre grazie alla “scusa” dello Stato Islamico che Teheran cerca di appropriarsi della zona di Mosul, ricchissima di petrolio. E per farlo usa le milizie sciite al suo soldo.
Al di la delle grandi e spesso incomprensibili manovre in Medio Oriente, rimane la fortissima preoccupazione che le milizie sciite eterodirette da Teheran si lascino prendere la mano con le violenze sui civili sunniti e di altre confessioni. Per questo i peshmerga curdi stanno cercando di guadagnare terreno intorno a Mosul mentre Erdogan invia truppe a difesa dei civili in fuga (anche se il sultano turco, come gli iraniani, ha certamente altri obiettivi). E gli esempi che arrivano dal recente passato non lasciano presagire nulla di buono.
Scritto da Adrian Niscemi