La sentenza del Tribunale Penale Internazionale (TPI) che accusa il Presidente sudanese, Omar Al Bashir, arrivata lunedì scorso è stata accolta da quasi tutta la comunità internazionale come una importante vittoria della verità storica. Peccato che non tutti l’abbiano accolta con esultanza.
A parte le solite dittature arabe, quelle sudamericane e qualche eccezione qua e la, un po’ tutti hanno accolto con soddisfazione la decisione del Tribunale Penale Internazionale di aggiungere l’accusa di genocidio a quelle già esistenti di crimini di guerra e di crimini contro l’Umanità. Una delle eccezioni più illustri e, sotto certi aspetti, inaspettata, è stata quella dell’inviato speciale del Presidente Obama per il Darfur, Scott Gration, che si è detto “insoddisfatto” della decisione del TPI. I motivi sono presto spiegati. Secondo l’inviato dell’Amministrazione USA non si può arrivare a una pace in Darfur senza il fondamentale contributo di Bashir. E’ un po’ come se per evitare altri massacri si premiasse il boia con un cioccolatino per poi lasciarlo libero di mozzare altre teste.
A parte l’insulto al Diritto Internazionale e a quel mezzo milione di morti, Scott Gration chiede di chiudere gli occhi di fronte a uno dei crimini più orrendi del dopo guerra per una ragione di “comodità”, cioè per il sunto secondo cui la pace si deve fare per forza con Bashir sorvolando su tutto quello che il Presidente sudanese ha fatto fino ad oggi. Sarà anche una forma di realpolitik, ma è una grandissima porcata.
L’Amministrazione americana non si è defilata dalle incredibili affermazioni del suo rappresentante in Darfur limitandosi a dire che Bashir “dovrebbe (al condizionale) collaborare con il Tribunale Penale Internazionale”. Nessuna smentita quindi.
Questo è l’ennesimo voltafaccia del Presidente Obama che durante la campagna elettorale aveva detto di voler risolvere la questione del Darfur senza però rinunciare alla consegna del criminale Bashir al Tribunale Penale Internazionale. A quanto pare, per comodità, ha cambiato opinione. E pensare che pochi mesi fa è stato insignito del Premio Nobel per la Pace. Non c’è che dire, un bell’esempio.
Bianca B.