Pregiatissimo Ministro degli Affari Esteri, On. Franco Frattini, le scrivo per la prima volta in forma pubblica su una vicenda di cui Lei è al corrente ormai da diversi mesi e che riguarda un cittadino italiano i cui Diritti sono stati semplicemente annullati, non calpestati, violati e vilipesi, proprio annullati. Questo cittadino si chiama Gaetano Sparti.
Mi rendo conto che in queste occasioni è molto facile cadere nella retorica. In fondo sono in tanti ad abusare della frase “violazione del Diritto” e sono tantissimi i casi di abuso del Diritto. Infatti, non ho parlato a caso di “annullamento del Diritto” perché in fondo di questo si tratta, di un vero e proprio caso in cui il Diritto di una persona, nella fattispecie un cittadino italiano, viene letteralmente annullato, la persona stessa vine annullata, letteralmente cancellata a livello umano e a livello di entità facente parte di una comunità. Il sig. Gaetano Sparti non esiste più, intrappolato in un limbo in cui il Diritto Internazionale, i fondamentali Diritti Umani e i Diritti della persona sono semplicemente annullati senza che si possa far niente per mettere fine a questa situazione.
Per rinfrescarLe la memoria le vorrei ricordare che il sig. Gaetano Sparti è stato fermato all’aeroporto di Dubai il 14 marzo 2008 per una accusa di appropriazione indebita formulata dalla ditta per cui lavorava, la Nalco Gulf con sede a Dubai, consociata alla Nalco Italia a sua volta appartenente al gruppo multinazionale Nalco Company, una azienda statunitense con interessi in vari campi. A dire il vero l’accusa riguardava anche l’apertura di una ditta a Dubai inserita nel sistema Rak Free Zone di cui abbia parlato nel nostro articolo del 26 marzo, ed è questa forse la vera motivazione per cui da quel lontano 14 marzo 2008 al sig. Gaetano Sparti è stato impedito di lasciare gli Emirati Arabi Uniti. Attenzione, non ho parlato di arresto o di carcerazione, ho parlato solo di divieto a lasciare gli Emirati Arabi Uniti attraverso il sequestro del passaporto il che fa del sig. Sparti un prigioniero anomalo, non incarcerato ma di fatto sequestrato e relegato all’interno di una angusta camera di hotel senza avere alcuna possibilità di fare alcunché in quanto privo di qualsiasi documento di identità. Da quel lontano marzo 2008 le accuse mosse al sig. Sparti sono tutte decadute ed è rimasta in piedi una accusa che nemmeno c’era nelle prime documentazioni, quella di non aver impedito a un altro dipendente della Nalco, tale Rajiv Sharma Parim Shand di nazionalità indiana, di appropriarsi di una certa somma di denaro. Non quindi di complicità nel furto e neppure di concorso, ma di “negligenza colposa”, insomma è accusato di essere stato ingenuo. Pena massima prevista per questo reato negli Emirati Arabi Uniti, tre mesi. Eppure dopo due anni e due mesi il sig. Gaetano Sparti continua a essere incarcerato in quel limbo di cui si parlava prima e che io, qualche tempo fa, ho chiamato riduttivamente “situazione di sequestro”.
Ora, noi sappiamo e anche Lei sa benissimo che le ragioni sono altre, sappiamo che la Nalco non ha assunto l’avvocato dell’Emiro di Dubai, tale Habib Mohamed Sharif Al Mula, insieme al tutto il suo staff (Abdul Aziz Al Hanaie, Tariq Al Shamsi, amira Al Bastaki, Eman Asad, Majed Asad e Amel Al Bastaki) spendendo qualche milione di dollari solo per ottenere una condanna di “negligenza colposa”. Sappiamo anche che, come ci conferma il Ministero della Giustizia degli EAU, i tempi per un processo da quelle parti sono velocissimi (tre mesi nel 87% dei casi, mai più di sei mesi). Tuttavia, nonostante questo si sappia benissimo, nonostante non si voglia nemmeno interferire con la giustizia degli EAU affermando l’innocenza provata del sig. Gaetano Sparti, ci rimane francamente impossibile accettare che un cittadino italiano venga lasciato sotto sequestro per oltre due anni senza fare assolutamente niente per mettere fine a questo stato di cose. Come vede non faccio appello alla innocenza del sig. Sparti, non faccio nemmeno appello a tutto quello che c’è dietro a questa storia (dalla violazione dell’embargo all’Iran e al Sudan fino alla controversia per il sistema Rak Free Zone), faccio semplicemente appello alla “dignità di essere un cittadino italiano” che il sig. Gaetano Sparti ha dimostrato in questi due lunghi anni e che credeva gli spettasse di Diritto, per poi vedersela sottratta da un atteggiamento assolutamente passivo che offende quella stessa dignità.
I altre occasioni questo Ministero degli Affari Esteri ha dimostrato che se vuole può difendere un cittadino italiano in qualsiasi parte del mondo. Lo abbiamo visto proprio di recente con la liberazione dei coniugi Cicala rapiti da Al Qaeda in Mali, oppure nella vicenda che ha interessato i tre medici italiani di Emergency. Gaetano Sparti non è stato rapito da Al Qaeda o accusato di favorire una forza nemica, ma non per questo non merita la sua attenzione.
Noi, come Lei sa benissimo, le abbiamo pensate tutte per portarlo via da quella prigione a cielo aperto, ma ogni volta che siamo mossi siamo stati stranamente “anticipati”. Non possiamo certo far rapire il sig. Sparti da Al Qaeda per attirare la sua attenzione. Non possiamo nemmeno farlo “contro-rapire” da qualche servizio segreto straniero certamente interessato al sistema di violazione dell’embargo all’Iran. A dire il vero a questo ci avevamo pure pensato, ma poi alcuni fatti accaduti a Dubai ci hanno impedito di “arrivare al dunque”. Abbiamo pure inviato una nostra cooperante sul posto la quale è stata respinta alla frontiera quando ha dichiarato i motivi del suo viaggio negli Emirati Arabi Uniti. Abbiamo interessato alcuni parlamentari del caso i quali si sono visti ogni porta chiusa a causa della “delicatezza del caso”. Abbiamo inviato lettere a tutti i giornali nel tentativo di sensibilizzarla, ma anche in questo caso a chi faceva domande veniva detto che “era meglio lasciar perdere” che “la situazione era complessa” e che addirittura “se ne interessavano i servizi segreti”. Ora, che io ricordi, in questi lungi mesi in cui ho seguito giornalmente questa vicenda non ho mai visto agenti dei servizi segreti interessarsi alla vicenda, anzi, a dire il vero sarebbe stato molto meglio che lo avessero fatto. In compenso ho visto l’assoluta immobilità di chi ha il potere di fare qualcosa. Chiaro che non mi riferisco agli impiegati del Ministero che Lei dirige o agli addetti consolari, al contrario attenti alla situazione. Mi riferisco a chi, come Lei, ha il potere di alzare la voce e di chiedere spiegazioni su questo assurdo sequestro di persona. Mi riferisco a coloro che fanno parte del COMITES di Dubai che non si sono mai interessati alla vicenda, anzi l’hanno evitata come si evita la peste dimenticando che tra le loro funzioni istituzionali c’è anche quella di “tutelare in collaborazione con i consolati, i Diritti dei cittadini italiani” e non solo di organizzare festicciole d’affari a spese del contribuente.
In conclusione, pregiatissimo Ministro Frattini, mi sono azzardato a scriverLe questa lunga lettera pubblica solo perché mi rendo conto che il sig. Gaetano Sparti è arrivato alla fine. E’ malato, da molti mesi mangia solo un paio di pomodori al giorno, senza documenti non può muoversi, non può nemmeno andare da un medico. Per mantenere la sua prigione (una camera d’hotel di sei metri quadrati) ha dato fondo a tutti gli averi di famiglia accumulati in quarantanni di onesto lavoro. Sua moglie è gravemente malata. Noi e con noi il sig. Gaetano Sparti, non chiediamo che la giustizia degli Emirati Arabi Uniti non faccia il suo corso e il suo dovere, chiediamo l’esatto contrario. Non urliamo ai quattro venti (pur sapendolo) l’innocenza del sig. Sparti, chiediamo solo che venga restituita a questo cittadino italiano la dignità, quella stessa dignità che viene garantita ai turisti azzardati che si avventurano nel deserto del Mali e ai dottori che operano in zone di conflitto. Poi, tutto quello che c’è dietro a questa faccenda verrà affrontato a tempo debito. Se si vorrà affrontare la questione del sistema usato da certe “multinazionali” per aggirare l’embargo all’Iran, al Sudan, alla Somalia e persino a Cuba, non ci tireremo indietro. Se si vorrà affrontare (o sorvolare) sul sistema usato a Dubai per costituire ditte fantasma con il solo intento di speculare su situazione di crisi, lo faremo o tacceremo. Se si vorranno denunciare certe ditte al SEC, dato che sono quotate a Wall Street, metteremo a disposizione ogni documento utile a farlo. Per ora la nostra priorità è salvare la vita di questo nostro concittadino di cui tutto si può dire meno che non sia stato ligio alle regole e orgogliosamente italiano. Non abbiamo più molto tempo e, mi creda, non è abitudine di questa organizzazione lanciare allarmi fondati sul niente. Per questo la prego di dedicare solo dieci minuti del suo preziosissimo tempo a questa vicenda. Sono sicuro che un suo interessamento diretto, una sua chiamata, potrà in brevissimo tempo risolvere questa ormai annosa questione. Il contratto concluso proprio ieri dalla SAIPEM con gli Emirati Arabi Uniti (3,1 miliardi di dollari) dimostra che i rapporti tra Italia ed EAU sono molto buoni. Per una volta questi buoni rapporti facciamoli fruttare anche per riprenderci un po’ di sana dignità nazionale e andare oltre le mere questioni di real politik.
Con cordialità e stima
Franco Londei