Il nuovo Governo libico che, ha sorpresa, non è finito in mano agli islamisti della Fratellanza Musulmana, vuole dare una dimostrazione di democrazia con il processo al figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, accusato di crimini di guerra e di altri efferati reati.
L’inizio del processo a Saif al-Islam, fissato inizialmente per questo mese, verrà rinviato di almeno cinque mesi. Questo a causa della cattura di Abdullah al-Senussi, ex capo dei servizi segreti di Gheddafi, catturato mercoledì scorso in Mauritania da dove è stato trasferito a Tripoli. Secondo il Governo libico questo si è reso necessario proprio per garantire a Saif al-Islam un processo equo e con tutte le informazioni possibili, informazione che Abdullah al-Senussi può dare alla corte.
Non mancano tuttavia le critiche, in particolare dal Tribunale Penale Internazionale (TPI) che proprio contro Saif al-Islam e contro Abdullah al-Senussi aveva spiccato mandati di cattura internazionali. Il TPI vorrebbe che i due venissero consegnati alla Corte Internazionale ma la Libia nega la consegna per poterli processare in patria. Il Procurato Generale del TPI e diverse Organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani temono che ai due imputati non vengano garantiti i normali Diritti. Il Governo libico replica che “agli imputati verranno garantiti tutti i Diritti” e che “il Governo sta lavorando ad una costituzione democratica che includa anche una riforma del codice penale rispettosa della Carta dei Diritti”.
E’ chiaro il tentativo del Governo libico di accreditarsi come uno Stato democratico rispettoso del Diritto, ma è anche chiara l’intenzione libica di processare i suoi criminali in patria e di fargli scontare la pena in Libia. Nei prossimi mesi avremo modo di vedere se realmente il nuovo Governo libico si sta avviando verso un cammino democratico. Noi tutti ce lo auguriamo vivamente. Per il momento crediamo valga la pena dar loro fiducia non fosse altro perché da indiscrezioni abbiamo appreso che sarebbe loro intenzione sostituire la Sharia con una costituzione democratica. Staremo a vedere.
Claudia Colombo