Israele e Stati Uniti hanno firmato pochi giorni fa un accordo per il finanziamento del sistema antimissile Iron Dome. L’accordo prevede un finanziamento da parte americana pari a 429 milioni di dollari che andranno a coprire le spese per la costruzione di nuove batterie e per i missili antimissile in esse compresi.
Con questa mossa, che arriva poche ore dopo l’intercettazione da parte della marina israeliana di una nave carica di missili e armi dirette a Gaza, il Presidente Obama prende due fave con un piccione. Da un lato mette Israele in condizione di difendersi con più efficienza contro il lancio di missili verso il suo territorio da parte dei vari gruppi terroristici, dall’altro si lava la coscienza sia sul vergognoso silenzio in merito alle armi iraniane dirette a Gaza che sulla sua immobilità nei confronti del programma nucleare iraniano.
Ma è solo una goccia nel mare delle esigenze difensive israeliane e quella del Presidente Obama sembra più una mossa per calmierare i crescenti malumori sulla sua politica estera e in particolare su quella in Medio Oriente, una mossa che oltretutto porterà lavoro anche a diverse attività americane impegnate nella costruzione della componentistica del sistema Iron Dome. Per il resto il contributo americano alla difesa israeliana resta fermo a quello del 2011 mentre le minacce intorno a Israele nel corso degli ultimi due anni sono cresciute in maniera esponenziale. Anzi, è stata proprio l’assurda politica di Obama a portare a questo aumento dei pericoli per Israele.
Ora ci si aspetta che gli Stati Uniti tengano fede anche agli altri impegni presi in merito alla difesa di Israele e in particolare all’aggiornamento della flotta aerea rimandato per ben tre volte negli ultimi mesi, aggiornamento che nei piani di Obama dovrebbe riprendere il prossimo luglio, guarda caso proprio dopo il presumibile accordo definitivo sul nucleare iraniano. Un caso?
[gss-content-box]Il sistema Iron Dome nei dettagli
Il sistema antimissile Iron Dome è stato progettato per la difesa contro missili ed ha un raggio di azione che va dai 4 ai 70 km. Ogni batteria comprende un radar multi-soggetto, prodotto dalla Israel Aerospace Industries e tre lanciatori, ognuno dotato di 20 intercettori chiamati Tamirs. Il radar consente agli operatori Iron Dome di predire il luogo dell’impatto di un missile nemico, in modo da decidere se intercettare o meno il missile lanciato contro Israele. Se il radar prevede che il missile nemico cadrà in una zona aperta gli intercettori non vengono lanciati. Se invece la previsione è quella che il missile cadrà in una zona abitata vengono lanciati due intercettori che colpiscono il missile nemico. Ogni intercettore costa circa 50.000 dollari. [/gss-content-box]
L’importante é che la “generosità” di Obama serva solo a “lavarsi la coscienza” e che sia inefficace -come credo- in quanto a strumento di pressione su Israele nel finto e inconcludente negoziato in corso con i Palestinesi.
Voglio essere ottimista: penso che la politica di Obama sia già fallita anche per quanto riguarda il negoziato di cui sopra e che il primo a saperlo sia proprio lui.
In fondo lo stesso Abu Mazen ha motivo di temere grandemente se dovesse essere accontentato nelle sue richieste:
la creazione di uno Stato Palestinese a sua immagine sarebbe la sua fine e anche quella della sua organizzazione.
Nel contesto attuale uno Stato Palestinese attirerebbe come il miele tutte le mosche cocchiere del jiadismo e del qaedismo islamista con le consequenze che si possono immaginare.
Una situazione di stallo invece garantirà a garantire per lui e la nomenclatura a lui riconducibile l’attuale protezione militare di Israele.
Tale protezione – seppure involontariamente- consente all’ANP di cibarsi abbondantemente con le tipiche pratiche della corruzione.
Sono sicuro che Abu Mazen preghi tutte le sere per Netavyahu.
Abu Mazen pregherà pure in aramaico antico per il benessere di Netanyahu, anche oggi i barbuti di Hamas gli hanno arrestato una decina di dirigenti e certo lui non vuol fare la stessa fine
NB:
Naturalmente l’espressione “a garantire” rintracciabile nella tredicesima riga é di troppo.
E’ frutto di una correzione da me apportata di corsa al testo, che ha lasciato un residuo per disattenzione.
A proposito del costo di ogni missile dell’iron dome, attualmente stimato in 50.000 dollari- e prima in qualcosa in più – vale forse la pena di considerare che tendenzialmente nei prossimi anni il costo unitario scenderà sensibilmente, quando l’azienda produttrice avrà ammortizzato i costi di ricerca e sviluppo.
Già da ora potrebbe comunque essere conveniente per il produttore abbassare il prezzo di vendita, nel caso di un aumento delle ordinazioni: per avere un utile da ordinazioni aggiuntive é infatti sufficiente coprire i costi diretti di produzione.
Questa precisazione va fatta per rispondere a coloro che pensano che il costo del sistema diverrà in futuro insostenibile per lo Stato di Israele.
interessante precisazione. Oltretutto credo che ci siano diversi paesi interessati al sistema Iron Dome, molto più preciso del sistema Patriot anche se l’impiego dei due sistemi è decisamente diverso.