Gerusalemme, Israele (Rights Reporter) – Cinque ore di discussione non sono bastate ai Ministri israeliani per decidere se accettare o meno la proposta di cessate il fuoco a lungo termine con Hamas avanzata nei giorni scorsi dall’Egitto e dall’inviato dell’Onu per il Medio Oriente, Nickolay Mladenov. Troppe concessioni e troppe incognite per il futuro.
Riunito su richiesta del Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il Gabinetto di Sicurezza oltre ad un piano chiaramente sbilanciato a favore dei terroristi si è trovato di fronte a una ulteriore richiesta di Hamas, cioè la liberazione di un certo numero di terroristi attualmente detenuti in Israele in cambio dell’avanzamento dei negoziati e della restituzione dei resti di due militari israeliani.
Già era difficile accettare il piano originale studiato dall’inviato dell’Onu e dall’Egitto, ma questa ulteriore richiesta di Hamas alza troppo l’asticella.
Durante la riunione il capo di stato maggiore dell’IDF, Gadi Eisenkot, ha informato i ministri sulla attuale situazione nella Striscia di Gaza e ha fatto sapere che l’esercito israeliano è pronto a qualsiasi evenienza, compresa quella di un conflitto su larga scala.
I negoziatori egiziani e delle Nazioni Unite hanno studiato un piano in tre punti che sin da subito ha destato molte perplessità tra una parte consistente dei Ministri israeliani specialmente sul punto che riguarda la fine del blocco e la costruzione di un porto e di un aeroporto in territorio egiziano. Con tutta la buona volontà possibile risulta assai problematico lasciare al Cairo il controllo delle merci in ingresso nella Striscia di Gaza e mettere fine al blocco significa permettere ad Hamas di riarmarsi e di ricevere fondi dall’estero senza troppi problemi.
Per quanto appetibile un cessate il fuoco di cinque anni con Hamas, specie con l’Iran che ha posizionato le sue truppe a pochi Km dal confine nord di Israele, sono troppe le incognite, non ultima quella che riguarda le milizie legate direttamente a Teheran, come per esempio la Jihad Islamica, che comunque sarebbero fuori da un eventuale accordo. In più si rischierebbe di rinviare il “problema Hamas” di qualche anno per poi ritrovarselo più pericoloso di come sia oggi proprio grazie alla maggiore facilità di riarmarsi che avrebbe Hamas con questo accordo.
Oltre a questo c’è il problema Abu Mazen. Nemmeno al Presidente della Autorità Palestinese (AP) piace il piano proposto da Onu ed Egitto. Rafforza Hamas e quindi non permette alla AP di riprendere il controllo della Striscia di Gaza come invece dovrebbe avvenire secondo i piani egiziani.
Per il momento è quindi tutto rinviato in attesa di vedere se le incognite sollevate da Israele vengono risolte dai negoziatori, ma la sensazione generalizzata è che non se ne farà niente.
Accettare il Piano proposto dall’Egitto e da Nickolay Mladenov sarebbe stato un cedimento troppo evidente al terrorismo, un cedimento che grazie al cielo non ci sarà.