Si dice che mentre il Titanic stava affondando l’orchestra continuasse a suonare come se nulla fosse. Questa visione mi ricorda molto da vicino il comportamento dell’Europa di fronte alla minaccia rappresentata dal terrorismo islamico. Mentre loro pensano a come affondarci noi facciamo suonare allegramente l’orchestrina, ce li mettiamo in casa, li accogliamo, li sfamiamo e non ci curiamo del fatto che a loro della nostra “integrazione” non gliene frega nulla.
Sul Corriere di oggi c’è un editoriale molto interessante di Paolo Mieli. In particolare il grande giornalista cita Niall Ferguson quando afferma che:
ci ricordiamo delle nostre libertà soltanto quando siamo in presenza di atrocità come quelle di Parigi. Poi, dopo qualche mese, «l’oltraggio svanisce e torna l’illusione che si possa convivere tranquillamente con la crescita della popolazione islamica in Europa e che l’islamismo non cresca di pari passo».
Ecco, il punto è questo: ci stiamo riempiendo di musulmani e crediamo di poterli governare, di poter governare l’islamismo. Eppure ci basterebbe buttare gli occhi appena fuori dai confini europei per vedere con chiarezza che l’islamismo non si governa, che gli islamisti stanno mettendo a ferro e fuoco mezzo mondo mentre noi continuiamo a far suonare l’orchestrina che intona la canzoncina dell’accoglienza.
Qualcuno adesso parlerà di islamofobia ma, come ho già avuto modo di dire, se per islamofobia si intende paura dell’Islam allora la mia è senza dubbio islamofobia, solo uno scemo non avrebbe paura dell’Islam. Non ci sto invece alla definizione di “discriminazione verso l’Islam” che invece si vuole dare a questa consapevole e diffusa paura dell’Islam. Islamismo per me vuol dire prepotenza, terrorismo, violazione dei più elementari Diritti, vuol dire conquista e sottomissione. Come posso non essere islamofobo? Come si può non aver paura di questo fenomeno che ci stiamo mettendo in casa?
E francamente ne ho le tasche piene del pietismo usato per promuovere questa invasione silenziosa che ha già portato l’Europa sull’orlo della dissolvenza e dell’affondamento. Noi non stiamo facendo un’opera di soccorso, se la volessimo fare la faremmo in Siria, in Somalia, in Libia e dove ce n’è veramente bisogno. No, noi ci stiamo suicidando, stiamo guidando il Titanic Europa contro l’iceberg del islamismo. Però lo facciamo allegramente, suonando la canzoncina del pietismo e dell’accoglienza.