La bandiera nera dell’ISIS sventola da ieri sulla città giordana di Ma’an, 50.000 abitanti a soli 220 Km da Amman e ad appena 100 Km dal porto israeliano di Eilat. E’ la prima città giordana a capitolare ufficialmente sotto i colpi dell’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) e la cosa non può che preoccupare.
Se non bastasse la capitolazione di Ma’an arrivano notizie allarmanti anche dalle Alture del Golan dove sembra che i terroristi dell’ISIS siano riusciti a riconquistare alcune posizioni chiave mettendo in fuga l’esercito siriano. Ora la bandiera nera sventola a pochissimi Km dal confine con Israele e le truppe sul Golan sono in stato di massima allerta, pronte a intervenire e, nel caso, anche a sconfinare.
Secondo fonti di intelligence israeliana l’ISIS in Giordani avrebbe trovato l’inatteso appoggio delle tribù beduine il che fa pensare che anche le altre zone interessate dalla presenza dei beduini siano a forte rischio di capitolazione, prima fra tutti la zona del Sinai dove però si registra una fortissima presenza dell’esercito egiziano, cosa che invece non si può dire per quanto riguarda l’area di Ma’an dove invece dell’esercito giordano non vi è traccia.
E’ un situazione molto complessa che vede i terroristi dell’ISIS muoversi a macchia di leopardo e quindi difficilmente inquadrabili con precisione. L’ISIS in questo momento è all’attacco in Siria, Iraq e Giordania. La sua presenza è certa nel Golan, nel Sinai, in parte del Kurdistan e probabilmente all’interno della Striscia di Gaza.
Questa imprevedibile situazione mette in difficoltà il sistema di difesa israeliano già alle prese con un massiccio attacco da parte di Hamas. E’ chiaro che la minaccia rappresentata dall’ISIS è molto più grave di quella rappresentata da Hamas anche se non è detta che le due cose siano necessariamente scollegate. Infatti ci sono prove attendibili che dietro all’ISIS ci siano Qatar e Turchia, i primi con un ampio sostegno finanziario, i secondi a fare da base logistica e di rifornimento alle truppe dei terroristi islamici, gli stessi elementi cioè che sostengono apertamente Hamas. Per oggi è previsto un gabinetto di guerra straordinario sotto la supervisione del Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che oltre ad affrontare la minaccia di Hamas affronterà anche la questione ISIS, soprattutto per quanto riguarda un eventuale aiuto militare alla Giordania.
Diplomazia internazionale passiva
Parlare di immobilità della diplomazia internazionale nei confronti di Qatar e Turchia in merito all’appoggio dato all’ISIS è del tutto riduttivo, si assiste alla totale passività, cioè alla volontaria immobilità di fronte alla certezza che siano questi due stati a sostenere l’esercito islamico dell’ISIS. Sembra quasi che tutto quello che sta avvenendo venga preso come uno scherzo oppure, il che sarebbe peggio, che ormai si dia per scontata la formazione di un califfato islamico a cavallo tra Siria, Iraq e Giordania. Lasciamo stare le parole dette dai vari Obama e dai rappresentanti della UE e dell’Onu, le parole in questo caso contano zero. Servono i fatti. E i fatti ci dicono che l’ISIS sta velocemente creando il suo califfato con l’aiuto attivo di Qatar e Turchia. E dopo? A cosa punterà l’ISIS?
[glyphicon type=”user”] Scritto da Noemi Cabitza
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Paradossalmente la proclamazione del califfato in Mesopotamia, potrebbe sollecitare una crescita “culturale” anche in Europa.
In due sensi.
Primo perché un numero maggiore di europei potrà imparare il significato di questa parola, con la quale si indica che l’autorità del califfo vale per tutti i musulmani del mondo, che divengono automaticamente suoi sudditi
In secondo luogo un numero maggiore di europei sarà in grado di prevedere che qualunque psicopatico del nostro continente dovesse decidere di convertirsi all’Islam attirato da questa prospettiva , deciderà certamente di non sentirsi più europeo, ma suddito di questo califfo.
Ed insieme, qualunque individuo europeo di religione islamica disadattato avrà non poche tentazioni dello stesso genere.
La situazione non é quindi allegra nemmeno per noi.
Considerando che questa evoluzione é stata rapidissima , é probabile che le sue implicazioni siano state colte da pochi.
Certamente non dal nostro Governo, che ha cose più “ serie “ a cui pensare.
Soprattutto la Ministra degli Esteri Mogherini , o l’ambasciatore dell’UE in Israele, che hanno perso la pazienza con lo Stato ebraico e sono preoccupati soprattutto dalle “minacce alla pace” costituite dall’ attività edilizia israeliana a Gerusalemme e in Cisgiordania.