Ieri è successa una cosa gravissima e (quasi) senza precedenti della quale nelle prossime ore informeremo le competenti autorità internazionali. A una collaboratrice di Secondo Protocollo, M.B., responsabile del settore Medio Oriente e Paesi Arabi è stato impedito l’ingresso negli Emirati Arabi Uniti in quanto proprio collaboratrice di Secondo Protocollo.
M.B. arrivava all’aeroporto di Abu Dhabi da Doha dove aveva partecipato in qualità di osservatrice ai colloqui di pace per il Darfur ed era diretta a Dubai per assistere un cittadino italiano da due anni ostaggio di un vero e proprio rapimento. Al suo arrivo all’aeroporto di Abu Dhabi alla richiesta di cosa facesse negli Emirati Arabi Uniti, M.B. non ha fatto altro che dire la verità. A quel punto è stata letteralmente bloccata per un paio d’ore durante le quali non le è stato permesso di telefonare a nessuno salvo una brevissima telefonata alla sede di Secondo Protocollo in Italia. Dopo una lunga trafila “per accertamenti” è stata dichiarata “persona non gradita” in quanto membro di Secondo Protocollo. Unico strappo alla procedura di espulsione è stato quello di non rimandarla a Doha ma le è stato consentito di prendere un aereo per un’altra destinazione (Nairobi, Kenya).
Alcune fonti governative interpellate ad Abu Dhabi ci hanno riferito che la misura si è resa necessaria a seguito degli ultimi fatti accaduti a Dubai e legati all’omicidio del terrorista palestinese Mahmoud al Mabhoud che hanno comportato una stretta sui visti di ingresso negli Emirati Arabi Uniti. Ora, ci rimane francamente difficile capire il collegamento tra Secondo Protocollo e il suddetto omicidio. La cosa non ci sembra nemmeno collegabile ad altri fatti trattati dalla nostra associazione e che riguardavano gli E.A.U. per cui non ci rimane altro che pensare ad un divieto di ingresso legato al lavoro di difesa dei Diritti Umani, un lavoro che evidentemente da quelle parti non è ben visto.
Tant’è, gli Emirati Arabi Uniti si vanno ad aggiungere alla lista di Paesi dove il personale di Secondo Protocollo non può andare e comunque non è gradito, Iran, Eritrea, Sudan del nord (Khartoum), Siria, Egitto, Arabia Saudita e Venezuela, guarda caso tutti Paesi violatori dei fondamentali Diritti Umani.
E’ molto probabile che sia successo come ad un altro giornalista italiano. Si è recato al Consolato dello Stato dell’Eritrea a Milano e, nella richiesta del visto, ha dichiarato di essere un cassa integrato e la motivazione del viaggio era per turismo. Il Console, che conosce molto bene quel giornalista e considerando la falsità della dichiarazione, ha chiesto molto cortesemente di correggere la dichiarazione. E’ andata a finire che il “giornalista” s’è rifiutato ed ha pubblicato che l’Ambasciata di Roma (non il Consolato di Milano), gli aveva negato il visto per recarsi in Eritrea in quanto “giornalista”.
Il mio commento è: “Non c’è trippa per Gatti… e se menzionaste meno (considerando che non la conoscete) l’Eritrea, sareste più credibili!
Molto cordialmente
Walter Castaldo*
* autore di “Eritrea. Un poco di…quasi tutto.”
è incredibile quanti simpatizzanti possano avere i dittatori. In questo caso è Afeworki in altri casi altri assassini sanguinari. Continuate nel vostro lavoro, questi commenti sono la dimostrazione che lo fate bene
sig. Walter Castaldo (non c’è trippa per gatti) purtroppo di libri a sostegno dei dittatori e sanguinari ne sono sempre stati scritti e sempre da persone che sostenevano di conoscere “a fondo” la situazione. E’ nell’ordine delle cose. Purtroppo la situazione Eritrea la conosciamo molto bene e le dirò anche che siamo MOLTO ORGOGLIOSI di essere considerati nemici di Afeworki (non del popolo eritreo). Per quanto riguarda poi il caso specifico citato nell’articolo e che non riguarda l’Eritrea, se forse la nostra collaboratrice avesse mentito come ha fatto quel giornalista da lei citato, non avrebbe avuto i problemi che ha avuto
Sig.ra Bianca, buon giorno! Preferisco asserire di essere stato poco esplicito e non avrei avuto questa convinzione se lei avesse scritto Gatti (con la G maiuscola). L’altra ipotesi, alla quale non do credito, è la sua relativa conoscenza della situazione,
Specifico di non avere simpatie per alcuno: semplicemente osservo la politica del fare e non quella del dire, indipendentemente dal fatto che consideri la politica stessa l’unica maniera di maneggiare escrementi con l’illusione di non sporcarsi le mani.
Bianca, gli Emirati Arabi Uniti concedono visto d’entrata solo per motivi religiosi; anche per ciò non rientrano di fatto nelle classifiche internazionali relative all’incremento turistico. Quando manca questa forma di reciprocità…pensiamo un poco anche ai minareti…
Scusate la tediosità. Cordiali saluti a tutti.
Walter Castaldo
sig. Walter, scusi la “tediosità” ma dove l’ha presa la novella che gli E.A.U. concedono visti di entrata solo per motivi religiosi? In questo preciso istante ci sono migliaia di europei (tra cui moltissimi italiani) che hanno un visto per gli E.A.U. e che sono addirittura residenti per lavoro o per altro. Se volgiamo essere proprio precisi gli E.A.U. concedono il visto quasi a chiunque senza nemmeno chiedere la religione praticata. Noi stessi siamo andati diverse volte negli E.A.U. Si informi meglio, anche sull’Eritrea. Vada in qualche campo profughi dove si rifugiano gli eritrei che iescono a sfuggire al regime invece di sentire solo la campana dei “figli di Afeworki” (inteso come elite eritrea) Magari per una volta riuscirà a scrivere quello che pensano veramente gli eritrei