Il nuovo ordine mondiale, che non è quello dei complottisti ma quello reale, lo vedi solo con il senno di poi, non lo vedi prima, non lo anticipi. Te lo ritrovi bello che servito e non puoi fare nulla per cambiarlo.
Scrive Tsur Shezaf su Yedioth Ahronoth «uno spettro oscuro offusca il Medio Oriente, l’Asia centrale, l’Europa e l’America. Quando la moralità e il liberalismo si disintegrano, sorgono forze autocratiche intrise di nazionalismo e religione».
La riflessione di Shezaf nasce da quello che sta avvenendo in Siria e per la prima volta uno scrittore e studioso del calibro del giornalista israeliano affronta nel giusto modo il problema rappresentato dalla Turchia.
«È evidente che il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha lavorato nel corso degli anni per costruire e armare un esercito jihadista composto da migliaia di miliziani che potesse prendere il posto di ISIS una volta sconfitto» scrive Tsur Shezaf.
Lo scrittore israeliano pone l’accento su questo fatto particolare non tanto per evidenziare la tattica di Erdogan, troppo a lungo sottovalutata, quanto piuttosto per affermare che questo è il risultato di un nuovo ordine mondiale che si basa prima di tutto sul nazionalismo spinto ai massimi livelli di quelli che oggi sono senza dubbio i vertici di questo nuovo ordine mondiale, Stati Uniti, Russia e Cina.
«Erdogan non sarebbe stato in grado di seguire il suo piano se non fosse stato per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il più pericoloso di tutti i re depravati e instabili che governano alcuni dei paesi più potenti del mondo; re che si sono insinuati nella regalità attraverso le crepe della democrazia» scrive (piuttosto duramente) il giornalista e scrittore israeliano.
«Non è un buon momento per essere soggetti ai re. Siamo passati da cittadini liberi a pedine. L’orizzonte si sta annerendo» conclude la sua prefazione.
Shevaz si riferisce a «Trump l’americano, Putin il russo, Erdogan il turco, Bin Salman il saudita e il cinese Xi Jinping». Questi sono, secondo lui, i nuovi monarchi ai quali io però aggiungerei l’iraniano Ali Khamenei, perché se è vero che il turco Erdogan non avrebbe potuto fare quello che ha fatto senza il supporto di Trump, è altrettanto vero che gli iraniani non avrebbero potuto allargare a dismisura la loro area di influenza, fino ad arrivare a pochi Km dal confine israeliano, senza il supporto del russo Putin e del cinese Xi Jinping.
Europa ininfluente e debole
In questo nuovo ordine mondiale manca clamorosamente uno degli attori più importanti dello scenario internazionale: l’Unione Europea.
Il silenzio della UE sulle malefatte di Erdogan è la prova provata che politicamente l’Europa non conta più nulla, ostaggio di Erdogan per via dei milioni di profughi che il sultano turco minaccia di riversare nel continente e costretta al silenzio di fronte alle scelte sovraniste di USA, Russia e Cina.
Questa è forse la notizia più brutta per il mondo libero. Una Europa ininfluente e lei stessa afflitta dai sovranismi, significa la capitolazione del liberismo e l’apertura a quello che è la più grande minaccia per la democrazia, il nazionalismo abbinato all’islamismo.
Impreparati di fronte ai cambiamenti
La cosa che lascia più interdetti è l’impreparazione della UE a quelli che ormai da anni erano segnali evidenti di un cambiamento a suo modo epocale.
Il sovranismo americano non è iniziato con Trump ma con Obama, il nazionalismo islamico non esplode oggi con Erdogan ma sono anni che lavora sottotraccia praticamente in ogni grande regime islamico. La Cina e la Russia sgomitano da anni per ritagliarsi aree di influenza.
Tuttavia questo non è servito all’Unione Europea per prendere quelle decisioni che oggi appaiono da un lato non più rinviabili e dall’altro tardive, come per esempio un esercito comune, una politica economica comune, una costituzione chiara e limpida valida per tutti i membri della UE, una politica estera comune.
L’Unione Europea va ormai al traino del nuovo ordine mondiale, lo subisce e se non cambia ne verrà stritolata.
Si può ancora fare qualcosa? Vorrei sperare di si, vorrei sperare che ancora sia possibile che il mondo libero, rappresentato fino a pochi anni fa dalla UE e dall’America, possa ancora opporsi fattivamente al nuovo ordine mondiale sovranista e islamico.
Ma temo che i tempi siano terribilmente stretti. Basta guardare alla velocità con cui evolvono i fatti in Medio Oriente e in Africa per capire che il tempo è pochissimo.