La scorsa settimana, il quotidiano libanese al-Akhbar ha riferito che una delegazione americana, composta da funzionari della sicurezza e dell’intelligence, aveva visitato Damasco a giugno e incontrato il consigliere speciale per la sicurezza del presidente Bashar al-Assad, Ali Mamlouk.
Durante la riunione, durata quattro ore, gli americani hanno posto alcune condizioni per il loro ritiro definitivo dalla Siria tra le quali spiccavano il ritiro di Hezbollah e dei “consiglieri iraniani” oltre all’uscita di tutte le milizie sciite.
Ieri il vice Segretario di Hezbollah, Sheikh Naim Qassem, confermando che effettivamente l’incontro c’era stato, ha descritto le richieste americane come «prive di senso».
«Sono i vincitori ad avere i requisiti per dettare le condizioni, non gli Stati Uniti che in Siria sono stati sconfitti» ha detto Naim Qassem ad una agenzia di stampa iraniana.
Il punto su cui insistono Iran ed Hezbollah è il solito, cioè che il loro intervento e quello della Russia è stato richiesto dal regime siriano e che quindi nessuno ha il Diritto di chiedere la loro fuoriuscita dalla Siria. Tanto più che la scorsa settimana Iran e Siria hanno firmato un accordo di cooperazione militare che sostanzialmente certifica la legittimità della presenza iraniana in territorio siriano.
Secondo la narrazione dei fatti che ne ha dato ieri sera il canale televisivo iraniano Press Tv, il vice Segretario Generale di Hezbollah avrebbe ricordato come gli USA e Israele in questi anni avrebbero sostenuto i gruppi terroristi che combattevano contro Assad e che quindi sono stati «sonoramente sconfitti». In realtà Israele non è mai intervenuto in Siria se non per impedire che armi e sistemi d’arma venissero consegnati ad Hezbollah, mentre gli Stati Uniti, che in Siria hanno ancora circa 2.000 uomini schierati a difesa dei curdi nella parte nord del Paese, non sono mai andati oltre il sostegno (per lo più aereo) ai Peshmerga curdi.