Quando il mondo cosiddetto “civile” non sa come risolvere o affrontare un problema organizza una giornata mondiale ad esso dedicata e si lava la coscienza. Ecco a cosa serve l’odierna giornata mondiale delle bambine, semplicemente a lavarsi le coscienze e a parlare di questo problema globale per 24 ore senza però fare null’altro. Domani sarà tutto dimenticato, come sempre.
Ma se il problema fosse solo questo rientrerebbe tutto nella normalità di una società ormai assuefatta dalla moltitudine di abusi che attanagliano questo nostro povero mondo, il problema è che la violenza sulle bambine e sui minori in genere non può essere né affrontato in un giorno solo e neppure limitato solo a qualche categoria di persone magari associandolo ai propri interessi commerciali o politici tralasciando tutto il resto. ONG, come Terre des Hommes presentano un dossier al Senato incentrato praticamente solo bambine e ragazze migranti in fuga da conflitti perché adesso il business è quello. Altre ONG con altri business si concentrano su altre tematiche funzionali alle loro esigenze. Niente di male per carità, business is business, se però qualche volta ci si sforzasse di uscire dalla ipocrisia dell’affare del momento e si affrontasse il problema nella sua globalità senza omettere nulla cercando capire il perché di un fenomeno e proponendo soluzioni che siano estranee al proprio business forse sarebbe meglio.
Per esempio, possiamo noi parlare di parità di genere e di tutela dei minori quando noi stessi nella “civilissima” Europa permettiamo indicibili abusi sui minori e una chiara disparità di genere nel nome di tradizioni tribali o peggio di ideologie religiose? Possiamo organizzare una giornata mondiale delle bambine e non nominare una sola volta in nessun documento quanto avviene nel mondo islamico proprio nei confronti delle bambine? Certo, parliamo di Malala, ci indigniamo perché alle bambine pakistane e afghane viene impedito di andare a scuola, ci siamo indignati per qualche ora per le bambine rapite da Boko Haram per farne schiave del sesso, ci arrabbiamo per qualche minuto quando apprendiamo che in molti paesi musulmani bambine di nove anni o poco più grandi vanno in sposa a vecchi maiali che ne abusano e ne dispongono come vogliono, possiamo indignarci per le tante violenze che subiscono le donne e le bambine migranti durante il loro viaggio verso l’occidente e lavarci le coscienze assistendole quando arrivano da noi evitando così di affrontare il problema alla radice, possiamo fare tutto questo ma non possiamo non evidenziare quanto siamo ipocriti nel farlo.
L’odierna giornata mondiale delle bambine è solo l’ennesima stupidata globale organizzata dall’ONU più funzionale a mettere in vetrina svariati business che dedicata ad affrontare e risolvere un problema che realmente riguarda centinaia di milioni di bambine. Non si affronta un problema mettendoci una toppa quando tutto è già accaduto come nel caso delle migliaia di bambine e giovani donne migranti abusate durante il lungo viaggio verso l’occidente. Se permettiamo loro di partire sappiamo già cosa succederà e il rimedio dell’assistenza quando arrivano è l’ennesima grande ipocrisia di questa giornata. Non si fanno leggi contro i matrimoni combinati e contro gli atti sessuali su minori se poi non si applicano a una determinata categoria di persone con la scusa di rispettare le loro tradizioni. Non ci si vanta di applicare la parità di genere se poi non si pretende la sua applicazione incondizionata a tutte le categorie di persone a prescindere da tradizioni tribali e religioni. Questa grande ipocrisia ci rende co-responsabili del problema, non ci assolve.
Scritto da Sonia M.
Non solo su questo argomento, ma fintantoché una parte del mondo civile non stabilisce chi sono quei paesi dove l’abominio e’ di casa, e impedire non con la forza militare ma con le sanzioni economiche che il loro modo di vivere è sbagliato, non si risolverà nulla.
Con l’abolizione delle sanzioni all’Iran, abbiamo purtroppo visto il contrario di quello che questo mondo civile dovrebbe fare. La colpa è di quel buonismo che garantisce al male una sopravvivenza insperata.