Su Gerusalemme Nazioni Unite ostaggio del ricatto violento islamico

Ieri sera il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per una sessione d’emergenza convocata a seguito del riconoscimento americano di Gerusalemme capitale di Israele.

Già solo questo dovrebbe far rabbrividire tutti coloro che guardano alle Nazioni Unite come a un organismo sopra alle parti. Si convoca un Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite al solo scopo di condannare la decisione di uno Stato sovrano e democratico (gli Stati Uniti) volta a riconoscere la legittima capitale di un altro stato sovrano e democratico (Israele), decisione che però viene contestata dagli arabi, non in maniera pacifica e civile, ma minacciando violenze a livello globale.

Impauriti come sempre gli europei che hanno letto una dichiarazione comune firmata da Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia nella quale si afferma di essere in disaccordo con la decisione di Trump in quanto «non in linea con le risoluzione dell’Onu e nociva alle prospettive di pace della regione» il che già così fa ridere, prospettive di pace in un Medio Oriente in fiamme da anni a causa dei conflitti intra-islamici che hanno provocato centinaia di migliaia di morti e questi scellerati credono che il problema sia Gerusalemme, la capitale legittima di Israele. E se anche si riferissero a fantomatiche trattative di pace tra Israeliani e cosiddetti “palestinesi” ci sarebbe da ridere ancora di più. I Palestinesi, sempre supportati dall’occidente, hanno rifiutato ogni compromesso e da anni si rifiutano di riprendere le trattative con Israele a meno che lo Stato Ebraico non accetti tutte le condizioni arabe. Quindi, di quali “prospettive di pace” stanno parlando? Avrebbero fatto meglio a dire la verità, cioè di temere la rabbiosa risposta musulmana, un preoccupazione più che legittima ma che avrebbe mostrato con chiarezza quello che ormai da tempo sanno tutti e cioè che le Nazioni Unite sono ostaggio dei Paesi islamici e che sono tutto meno che imparziali.

«L’Onu ha fatto molto più di chiunque altro per danneggiare le prospettive di pace nella regione» ha detto un scatenata Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite. Poco prima la Haley aveva parlato del fatto che il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele più che un riconoscimento era una ovvietà dato che ogni Paese democratico ha il Diritto di scegliersi la propria capitale e che Gerusalemme è capitale di Israele da sempre. Poi ha attaccato chi è in malafede nel criticare la mossa del Presidente Trump. «A coloro che non agiscono in buona fede – a qualsiasi persona, leader, paese o gruppo terrorista che usa la decisione di questa settimana come pretesto per la violenza – dico che state solo mostrando di essere dei partner inadatti alla pace» ha poi concluso la Haley. Poi la Haley ha fatto una precisazione importantissima ma che non è servita a far scemare la paura negli altri membri: «Gli Stati Uniti non hanno mai chiesto di cambiare nessuno degli accordi sul Monte del Tempio. Il presidente ha chiesto espressamente di mantenere lo status quo nei siti santi, infine, e in modo critico, gli Stati Uniti non predeterminano le questioni dello status finale. Sosteniamo una soluzione a due stati se concordata dalle parti».

Insomma, l’ambasciatrice americana ha precisato che la decisione di Trump non pregiudica gli accordi esistenti sui luoghi santi né la soluzione a due stati che rimane comunque una prerogativa delle parti in causa.

L’impressione è che i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite siano molto più preoccupati delle reazioni islamiche piuttosto che di stabilire una questione di Diritto e che per questo, solo per questo, osteggino la decisione del Presidente Trump. Non è una novità, specialmente se si parla di Israele. Ormai da tempo il carrozzone dell’Onu è in mano ai peggiori regimi islamici. Questo è solo un altro capitolo della storia.

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

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