L’annuncio della conquista del centro di Afrin arriva da Sayf Abubakr, comandante della divisione al-Hamza, una delle maggiori milizie islamiche al soldo di Erdogan.
Solo fino a poco più di tre mesi fa la stampa mondiale era piena di articoli in cui si lodavano i valorosi combattenti curdi siriani e li si elevavano (giustamente) al ruolo di eroi, di salvatori del popolo siriano (non solo curdo) dai macellai dello Stato Islamico. Le cronache ci raccontavano di come, città dopo città, i curdi avanzano nel territorio di Daesh e lo liberavano dal crudele e sanguinario giogo islamico fino ad arrivare a Raqqa. Poi a sostituire Daesh venne Erdogan e calò il silenzio.
Erdogan, lo stesso che per anni ha fatto affari con lo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi comprandogli il petrolio siriano e iracheno in cambio di armi, denaro e di un passaggio sicuro per i suoi terroristi, lo stesso Erdogan che pochi mesi prima si era inventato di sana pianta un golpe solo per trasformare la Turchia da un Paese laico in un califfato del quale lui sarebbe stato l’indiscusso califfo. Un Daesh con riconoscimento internazionale.
Poteva Erdogan sopportare che i curdi venissero considerati degli eroi? Poteva permettere che dopo il Kurdistan iracheno nascesse anche un Kurdistan siriano? Certo che no. E allora il nuovo califfo, il sostituto naturale di Abu Bakr al-Baghdadi, si inventa che i curdi siriani sono terroristi che minacciano la Turchia e addirittura il popolo siriano, quello stesso popolo che proprio i curdi hanno difeso a carissimo prezzo. E cosa si fa con i terroristi se non attaccarli?
E’ così che nel silenzio internazionale nasce l’operazione chiamata tragicomicamente “Olive Branch”, ramoscello d’ulivo, un simbolo di pace usato cinicamente per un massacro studiato a tavolino, quello dei curdi siriani di Afrin.
Ecco, questo è in poche parole il sunto della pianificazione di quello che è un massacro annunciato che proprio in queste ore sta vedendo il suo tragico epilogo con le forze turche appoggiate dalle milizie islamiche fedeli ad Ankara che sono a pochi passi dal centro di Afrin nonostante l’eroica resistenza curda. Pochi minuti fa Sayf Abubakr, comandante della divisione al-Hamza, una delle maggiori milizie islamiche al soldo di Erdogan, ha annunciato di aver conquistato il centro di Afrin. Fine della storia, massacro compiuto, il ramoscello d’ulivo di Erdogan è stato consegnato ai destinatari.
Viene da chiedersi come faranno i diplomatici europei e americani a guardarsi allo specchio questa mattina, come faranno a non sentirsi dei vigliacchi per aver abbandonato i curdi siriani nelle mani del califfo Erdogan dopo che li avevano usati per sconfiggere il califfo al-Baghdadi. Come faranno nel guardare le lunghe fila di persone in fuga dai turchi, quelle stesse che fuggivano da Daesh, a non sentirsi dei vermi? Come faranno a non sentire il sangue delle migliaia di curdi massacrati dalle milizie islamiche di Erdogan sulle loro mani, sulla loro pelle?