E’ una denuncia gravissima quella fatta ieri dalla opposizione curdo-siriana. Erdogan avrebbe usato armi chimiche contro un villaggio curdo a nord di Manbij. A provarlo ci sarebbero diverse immagini diffuse su Twitter da un account riconducibile alla stessa opposizione curdo-siriana.
Secondo quanto si apprende da media curdi, giovedì seria jet turchi avrebbero bombardato alcune unità del YPG (Kurdish Peoples Protection Units) basate in un villaggio a nord di Mambij. Testimoni riferiscono che dopo il bombardamento si sarebbero sprigionate nuvole tossiche e irritanti che avrebbero provocato nella popolazione locale abrasioni della pelle, gravi irritazioni e difficoltà di respirazione. Alcune immagini sono state pubblicate dall’account Twitter “Rojava Defense Units” (YPG) nelle quali si vede quello che dovrebbe essere il risultato del bombardamento turco sul villaggio e sulla sua gente. La notizia viene confermata anche da operatori locali di alcune ONG.
#BREAKING Rockets fired frm #Jarablus hit civilians in rural #Manbij, causing irritation/itching after gas emissions pic.twitter.com/CrJDByGw9V
— Rojava Defense Units (@DefenseUnits) 25 agosto 2016
Il bombardamento turco ha fatto seguito all’avanzata curda verso la città di Jarablus nonostante gli americani, alleati dei curdi, avessero garantito a Erdogan che i curdi si sarebbero ritirati dietro alla cosiddetta “linea dell’Eufrate”. Mercoledì scorso la Turchia aveva lanciato una offensiva di terra volta proprio alla conquista di Jarablus per non farla cadere in mano curda.
Ambiguo silenzio degli Stati Uniti
A prescindere se sia vero o meno che Erdogan abbia usato armi chimiche sui curdi, quello che appare evidente è l’ambiguità del ruolo americano nella guerra interna al conflitto in Siria che riguarda il Kurdistan siriano e che vede contrapposti YPG e Turchia. Fino ad oggi il YPG è stato l’unico che ha realmente combattuto l’ISIS ottenendo molte vittorie, anche grazie all’aiuto dell’aviazione americana. Solo che a quanto pare per gli Stati Uniti i curdi vanno bene solo se si limitano a combattere lo Stato Islamico. Se invece pensano di costituire una regione semi-autonoma come quella creata in Iraq, il discorso cambia e non sia mai che si faccia un torto ad Erdogan che invece si oppone strenuamente alla formazione di una regione curda in Siria e che considera i curdi molto più pericolosi (per la Turchia) di Daesh. Il silenzio americano sui bombardamenti turchi e siriani contro il YPG è vergognosamente assordante.
Redazione