La Turchia sta aiutando il G5 Sahel – un quadro istituzionale per il coordinamento delle questioni di sicurezza della cooperazione regionale nell’Africa occidentale – nella lotta contro il terrorismo.
A dirlo è stato l’inviato turco in Niger, Mustafa Turker Ari, il quale ha anche affermato che la Turchia non sta solo finanziando economicamente la guerra al terrorismo ma si sta impegnando anche militarmente.
Il G5 Sahel comprende cinque stati africani, Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger ed è una zona particolarmente interessata dai nuovi flussi dell’estremismo islamico, il che rende questo annuncio turco un po’ paradossale visto che buona parte dei gruppi terroristici presenti in quell’area si rifà all’ideologia della Fratellanza Musulmana, della quale la Turchia punta ad essere il regime leader.
Secondo quanto affermato da Mustafa Turker Ari in una intervista all’agenzia di stampa turca Anadolu, la Turchia avrebbe già investito nella guerra al terrorismo almeno 39 milioni solo nei primi cinque mesi del 2019.
Ankara è molto interessata all’Africa occidentale tanto che da anni spende milioni di dollari per cosiddetti “progetti di sviluppo” che in realtà sono vere e proprie operazioni di proselitismo di massa, dove lo sviluppo c’entra poco o niente. La Turchia, se si fa eccezione per qualche “progetto di facciata” investe solo in moschee, scuole coraniche e altre strutture atte a formare gli Imam. Nulla a che fare con lo sviluppo.
Ora a quanto pare, così come fatto in altri Paesi africani quali l’Eritrea e la Somalia, Erdogan intende passare alla fase successiva che poi è quella di inserire nel contesto le forze militari turche.
Di particolare interesse per le ambizioni di Erdogan risulta essere il Niger, uno dei maggiori estrattori di Uranio. La Turchia ha un interscambio con la regione pari a 18,8 miliardi di dollari molti dei quali proprio con il Niger.