C’è stato stupore per il fatto che Mario Draghi abbia definito Erdogan un dittatore. Ma davvero siamo così ipocriti?
Dopo il golpe fasullo messo in piedi dallo stesso Erdogan per liberarsi di quei generali che non gli avrebbero mai consentito di fare quello che ha fatto, cioè trasformare la Turchia da uno stato laico e relativamente democratico a una dittatura islamica, sono i numeri a dirci che Erdogan è un dittatore, non Mario Draghi.
45.000 militari, giudici, dipendenti pubblici e insegnanti arrestati con l’accusa di cospirare contro il dittatore, 128.872 indagini per “insulti al presidente”, di cui 27.717 hanno portato a procedimenti penali e 9.556 a pene detentive (fonte Ministero della Giustizia turco).
Solo negli ultimi mesi 903 giovani di età compresa tra 12 e 17 anni sono stati processati con la stessa “accusa”. E qualcuno pensa che Draghi non doveva chiamare Erdogan con il suo nome: dittatore.
Per usare una frase che va di moda di recente tra i giornalisti italiani, ma di cosa stiamo parlando? Davvero c’è da stupirsi per le parole di Draghi? Io mi stupisco che ancora ci sia qualcuno in Europa (la Merkel) che parli e faccia affari con questo criminale.
Gli è stato permesso di tutto. Di invadere la Siria e massacrare i curdi, di intromettersi pesantemente nella guerra in Libia, di fare proselitismo fortissimo addirittura in Europa. E questo nonostante il finto golpe e le epurazioni che ne sono seguite.
L’Europa ha sanzionato giustamente la Russia per l’annessione della Crimea. Cosa ha fatto quando la Turchia ha invaso la Siria e massacrato i curdi siriani, cioè gli unici che fino ad allora avevano combattuto e vinto l’ISIS? Nulla.
È ora di finirla di rispettare questo criminale islamico non dissimile da Abu Bakr al-Baghdadi, né nella ideologia, né nei metodi. È ora di finirla con l’ipocrisia. Erdogan è un criminale prima ancora che un dittatore.