In Cisgiordania e a Gaza la violenza sulle donne è in aumento ma non perché gli uomini musulmani considerano la donna come un essere inferiore, tutt’altro, questo avviene per colpa della “occupazione israeliana”.
Sembra essere questo il motivo che ha spinto il Regno Unito a finanziare con 1,1 milioni di dollari un progetto della Ma’an Network (un nome una garanzia) che affronterà il problema delle violenze sulle donne palestinesi.
In realtà la cosa è ingannevole perché ufficialmente il progetto dovrebbe affrontare questioni di vita quotidiana delle donne in Palestina e con essi tutti i problemi connessi alla violenza su di loro. Lo spiega Raed Othman, direttore e fondatore del Network palestinese, in una intervista al Guardian. Secondo Othman «la violenza sulle donne in Palestina è molto diffusa. Ci sono ancora i “delitti d’onore” per i quali una donna può essere uccisa solo per il sospetto di una relazione extraconiugale. Poi c’è la violenza quotidiana, quella verbale e quella economica contro le donne. La violenza che impone loro rigidi parametri di comportamento e nel vestire». E fino a qui tutto bene, se non che poi Raed Othman spara la sua bordata. «Le violenze sulle donne palestinesi sono maggiori dove c’è l’occupazione israeliana e un rapporto dell’Onu redatto nel 2009 ha dimostrato che queste violenze sono aumentate a Gaza dopo l’operazione Piombo Fuso». Insomma, secondo il messaggio che si vuol far passare, la colpa delle violenze sulle donne non è da attribuirsi solo alla cultura musulmana ma anche e soprattutto alla “occupazione israeliana”.
La TV di Ma’an trasmetterà a partire presumibilmente da febbraio alcuni filmati in Cisgiordania e a Gaza nei quali verrà ricostruita la “vita quotidiana delle donne palestinesi sotto l’occupazione israeliana”, una specie di sit-com che immaginiamo sarà un vero spettacolo di ipocrisia dato che anche Hamas ne ha autorizzato la divulgazione.
Insomma, quella che all’apparenza sembrava una ottima iniziativa sponsorizzata a suon di milioni di dollari dal Governo britannico sarà l’ennesimo capolavoro di falsità e ipocrisia, il tutto mentre le condizioni delle donne musulmane sono veramente drammatiche e non certo per colpa di Israele dove, tra l’altro, le stesse donne musulmane godono di ogni tipo di Diritto, un fatto questo che nel resto del mondo islamico se lo possono appena sognare.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Paola P.
[glyphicon type=”euro”] Sostieni Rights Reporter
CHIUDETE! se non conoscete la realtà non inventatevi le notizie…a quello ci pensano già i telegiornali. Fondate i vostri articoli chiaramente e solamente sui vostri pensieri che sono tral’ altro parecchio superficiali e frivoli. BASTA INFORMAZIONE SPAZZATURA.
OK, contestare la notizia argomentando no eh? Siete capaci PER UNA VOLTA di argomentare seriamente una contestazione?
e per la cronaca (ma solo per la cronaca)
http://www.theguardian.com/global-development/2015/jan/01/palestinian-tv-to-raise-awareness-of-violence-against-women-and-girls
Si ma non potete chiedere di argomentare a questa gente senza spiegargli prima il significato della parola. Su, siate buoni
La signora Cristina probabilmente era in prima fila alla manifestazione Parigina indossando la maglietta “Je suis Charlie”. Libertà d’espressione si, ma quella che piace a me!