Elezioni Iran: dalla padella di Ahmadinejad alla brace degli Ayatollah

7 Maggio 2013

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Si sono aperte oggi in Iran le procedure di registrazione dei candidati alle prossime elezioni presidenziali in programma il 14 giugno, elezioni che dovranno designare il successore di Ahmadinejad.

Sembra abbastanza chiaro che non ci saranno (e non verranno ammessi) candidati riformisti. Mir-Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi sono agli arresti domiciliari dal gennaio 2011 e non si vede all’orizzonte alcun candidato che possa prendere il loro posto. La disputa sarà quindi tra la corrente vicina all’attuale presidente, Mahmoud Ahmadinejad, e quella vicina al Grande Ayatollah Alì Khamenei.

Gli iraniani non hanno molto da scegliere se non passare dalla padella della dittatura feroce e sanguinaria di Ahmadinejad alla brace del regime teocratico degli Ayatollah. I nomi parlano chiaro. Sul fronte dei sostenitori di Ahmadinejad c’è il suo pupillo, Esfandiar Rahim Mashaei, riconosciuto dallo stesso Ahmadinejad come suo legittimo successore. Dall’altra parte la rosa dei nomi comprende quello di Ali Akbar Velayati, Gholam Ali Haddad Adel e l’ex negoziatore per il nucleare Hasan Rowhani, tutti uomini vicinissimi al Grande Ayatollah Khamenei. Fuori rosa ma molto gradito agli Ayatollah, l’attuale sindaco di Teheran, Mohammad Bagher Qalibaf.

Negli scorsi mesi l’Iran è stato teatro di una durissima battaglia interna tra il potere religioso rappresentato da Khamenei e quello politico rappresentato da Ahmadinejad. A vincere, per il momento, sembrerebbero esseri sati i religiosi e nulla fa pensare che questa supremazia non si traduca anche nell’elezione di un presidente vicino agli Ayatollah.

L’unico fatto certo è che, a prescindere da chi vincerà le elezioni, l’Iran continuerà sia con la sua politica nucleare che con quella che lo vede protagonista (in negativo) in quasi tutte le crisi medio-orientali. L’unica differenza sarà che a comandare totalmente saranno gli Ayatollah e questo non è un buon segnale per il mondo.

Sarah F.

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

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