In Egitto è iniziata la vera primavera araba. E’ stata la ricorrenza del biennale dell’inizio delle proteste contro Mubarak a dare il via a questa nuova (e vera) primavera. Centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi in strada per protestare contro il regime islamico dei Fratelli Musulmani.
Piazza Tahrir, al Cairo, è stata il centro della protesta come lo fu per quella contro Mubarak, ma una gran numero di governatorati e città ne sono stati coinvolti. Quelli di Aswan e di Qena nel Delta del Nilo, quelli del Mar Rosso e poi Assiut, Minya, Gharbiya, Kafr al-Sheikh, Damietta, Daqahlia, Suez e Alessandria. Il bilancio della repressione del regime è altissimo: almeno otto morti e 450 feriti di cui moltissimi gravi e colpiti da colpi di arma da fuoco. La polizia ha sparato ad altezza d’uomo.
I manifestanti hanno gridato in tutto l’Egitto slogan contro la Fratellanza Musulmana, contro Mohammed Morsi, definito il nuovo tiranno, e contro l’islamizzazione dell’Egitto che sta gettando il paese nella miseria più profonda. In Egitto, dopo l’avvento dei Fratelli Musulmani e dopo l’introduzione della Sharia il settore del turismo (uno dei cardini dell’economia egiziana) ha avuto un crollo del 90%, le imprese stanno chiudendo mentre l’agricoltura, molto attiva lungo le sponde del Nilo, sta collassando su se stessa.
I manifestanti hanno cantato slogan del tipo “Pane, libertà, il presidente ha perso legittimità” ed esposto cartelli contro Morsi e contro la Fratellanza Musulmana sui quali c’era scritto “dopo due anni l’Egitto ha bisogno di una nuova rivoluzione”. Nuove manifestazioni sono previste anche per oggi.
Nel frattempo, nel disperato tentativo di arginare le proteste, il Presidente Morsi va in TV e promette un grande piano di rilancio per l’economia egiziana, un piano per l’edilizia popolare e tante altre belle cose. I Fratelli Musulmani che, va ricordato, almeno inizialmente non avevano preso parte alla rivolta contro Mubarak, hanno chiesto al Presidente Morsi di usare il pugno di ferro contro i manifestanti. Già da stamattina le città egiziane e i punti di incontro dei dissidenti sono presidiati dai blindati dell’esercito e della polizia.
Per troppo tempo in occidente si è parlato della rivolta egiziana di due anni fa come una “primavera araba”, per poi accorgesi che quella rivoluzione aveva portato al potere un regime molto peggiore di quello di Mubarak. Oggi l’occidente ha il dovere morale di sostenere queste proteste del popolo egiziano, se non altro per rimediare agli errori fatti sin qui. La vera primavera araba inizia solo oggi, con due anni di ritardo rispetto a quello che si è voluto credere.
Sarah F.