Una nuova nave di “pacifisti” si sta dirigendo verso le coste di Gaza. Questa volta a finanziare l’impresa è la “Gaddafi International Charity and Development Foundation”, la fondazione pseudo umanitaria presieduta da Saif al-Islam al-Gheddafi, figlio del dittatore libico, Muammar Gheddafi.
E così, dopo il tentativo di rompere il legittimo blocco marittimo sulla Striscia di Gaza effettuato qualche settimana fa dalla IHH, un’altra organizzazione legata più al terrorismo e alla dittatura che ad altro, tenta di fare la stessa cosa. E’ chiaro che in tutto questo non vi è assolutamente niente di umanitario, non interessa portare aiuti ai palestinesi, aiuti di cui per altro non hanno assolutamente alcun bisogno. Interessa invece portare avanti una provocazione politica per innescare l’ennesima polemica contro Israele. Quanto sono “pacifisti” quelli della IHH lo abbiamo visto, ora a dar manforte al movimento pacifista del terzo millennio arriva anche il figlio di Gheddafi con la sua fondazione che chiaramente si guarda bene dal fare un intervento umanitario per i poveri eritrei imprigionati dal padre nel deserto (loro si che ne avrebbero bisogno) ma in compenso si prodiga per i poveri palestinesi afflitti da chissà quale carestia.
La cosa paradossale e che, mentre fino a pochi giorni fa il “mondo pacifista” si indignava con il dittatore libico per come aveva trattato i profughi eritrei, oggi lo acclama come “paladino dei Diritti Umani” perché una delle sue navi sta cercando di forzare il blocco su Gaza. Quando si dice essere ipocriti.
Naturalmente quella nave non arriverà mai a Gaza. Gli israeliani hanno consigliato al comandante di dirigersi verso il porto di Ashdod, per poi proseguire via terra verso la Striscia di Gaza. Il comandante ha chiaramente rifiutato. Come detto, l’interesse non è portare inutili aiuti alla popolazione di Gaza ma portare avanti una provocazione politica. La marina israeliana è già in stato di allerta e non farà entrare la nave nelle acque di Gaza. Lo hanno detto i vertici militari, hanno avvisato l’Onu e tutti gli Stati interessati. Hanno chiesto che venisse fermata questa ennesima provocazione. Ma al momento la nave non sembra interessata a fermarsi.
Se questi ennesimi finti pacifisti lo faranno con le buone, tra pochi giorni potranno andare tutti a festeggiare al Roots Club (noto locale di lusso di Gaza dove si ritrovano tutti i finti pacifisti) o in uno dei tanti localini di lusso della Striscia. Potranno andare anche a fare il bagno in qualche piscina di una delle tante ville dei boss di Hamas. Diversamente verranno arrestati ed espulsi.
E intanto per agosto si stanno preparando le “vacanze a Gaza”. Dall’Italia i soliti noti stanno organizzando una spedizione con l’ambasciata turca. La IHH ha fatto sapere di aver già reperito tre/quattro navi. Se tutto va bene gli alberghi e i ristoranti di Gaza lavoreranno a pieno ritmo. Però, da quanto si apprende, è necessario prenotare con largo anticipo. I posti sono purtroppo limitati. Unica condizione richiesta per partecipare alla vacanza è l’appartenenza a uno dei tanti movimenti legati ad Hamas o, al limite (ma proprio al limite), ai Fratelli Musulmani. Può servire anche un attestato della IHH o una dichiarazione rilasciata dal Consolato Libico che attesti l’appartenenza ad una “organizzazione umanitaria” facente capo al Colonnello Gheddafi. Chi non avrà questi indispensabili requisiti non potrà partecipare alla “spedizione/vacanza umanitaria”. Unica eccezione ammessa è un diploma di “antisemita DOC” rilasciato dalla Ahmadinejad Foundation. Per ottenerlo è sufficiente farsi un viaggetto a Teheran per celebrare il regime iraniano o, in alternativa, rilasciare una “intervista esplosiva” alla IRIB. Si consiglia a tutti i partecipanti di portare “adeguata attrezzatura” per “massaggiare” qualche incauto militare israeliano che disgraziatamente voglia rovinarvi la vacanza e la solita cena al Roots Club.
Sharon Levi