Dissidenza iraniana e politica italiana: attenzione a chi si sostiene

25 Novembre 2009



La dissidenza iraniana è una cosa seria. Non ha una storia politica alle spalle ma nasce dalla grande volontà di migliaia di persone di vivere una vita dignitosa e rispettosa dei Diritti Umani. Chiunque usi la dissidenza iraniana per scopi che non sono quelli relativi ai Diritti, o non ha capito cosa sia questo movimento, oppure lo fa deliberatamente per altri fini non certo nobili.

Leggevamo l’altro giorno l’articolo scritto dalla Onorevole Fiamma Nirenstein in merito alla mozione presentata alla Camera dei Deputati italiana “contro la repressione iraniana”, un atto senza dubbio dettato da nobili fini, ma generalista e persino fuorviante in quanto tocca alcuni punti che non sono propri né del popolo iraniano né della dissidenza iraniana.

Prima di tutto preparare una mozione parlamentare per un singolo individuo (Mahmoud Vahidnia) ci sembra davvero riduttivo oltretutto quando proprio Mahmoud Vahidnia fa parte di un gruppo di studenti vicini (vicinissimi) alla Guida Suprema. Niente di male, probabilmente il regime ha organizzato una trappola mediatica per dimostrare che non è vero che non si può criticare l’elite iraniana e l’occidente ci è cascato. Il problema però resta. Attualmente sono oltre 300 gli studenti iraniani di cui non si conosce la sorte e non ci sembra che nella mozione si faccia cenno a questo fatto. Mahmoud Vahidnia è tranquillamente a casa sua (dopo aver fatto il compitino), mentre i veri dissidenti sono chissà dove.

In secondo luogo ci sembra di capire (ormai da tempo) che sia l’On. Fiamma Nirenstein che altri esponenti del Governo e dell’opposizione italiana prendano come esempio il movimento del PMOI per individuare la resistenza iraniana. Beh, scusate…ma non c’è niente di più sbagliato. Certo, l’Organizzazione dei Mojaheddin del Popolo iraniano è senza dubbio un organismo di resistenza ma non rappresenta affatto il popolo iraniano se non in una minima (molto minima) parte. Al contrario vengono giudicati malissimo da quasi tutta la popolazione iraniana, compresa la dissidenza. E’ un fatto storico. Quando i Mojaheddin del Popolo cercarono di prendere il potere in Iran e non ci riuscirono, vennero costretti a fuggire in Iraq dove si allearono con Saddam Hussein e combatterono contro i loro stessi fratelli uccidendone a migliaia. Il ricordo di questo, unito al fatto che allora (adesso la cosa è più fumosa) l’Organizzazione dei Mojaheddin del Popolo condivideva la stessa ideologia di Khomeini (erano Mullah anche loro), ha lasciato nel popolo iraniano l’idea che queste persone siano dei traditori con una ideologia non lontana da quella dei Mullah.

Anche noi eravamo caduti in questo equivoco e inizialmente abbiamo sostenuto il PMOI credendo che fossero veramente “la resistenza iraniana”. Quando abbiamo iniziato a chiedere perché non supportassero i dissidenti in fuga dall’Iran, perché non prendessero una posizione ferma sulla negazione dell’olocausto e a fare tante altre domande, allora abbiamo capito. La dissidenza iraniana è ben altra cosa e non le va molto giù che il PMOI abbia cercato di appropriarsi ideologicamente delle manifestazioni post-elettorali. Su questo vorremmo che ci aprisse una seria e serena riflessione, senza polemica o secondi fini.

In un momento in cui tutto sembra precipitare e, con ogni probabilità, ci si avvicina sempre più ad un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani, supportare attivamente e fattivamente la vera dissidenza iraniana ci sembra la cosa più intelligente da fare per evitare un conflitto dalle conseguenze difficilmente immaginabili. Non è da oggi che lo diciamo, anzi lavoriamo a questo da ben prima delle elezioni iraniane quando abbiamo incontrato più volte dissidenti e riformisti iraniani. Purtroppo fino ad oggi nessuno ci ha ascoltato e, probabilmente, ormai è troppo tardi per farlo.

Vorremmo però fare una preghiera ai politici italiani ed europei: attenzione a chi supportate. Attenzione a non cadere nello stesso trabocchetto in cui siamo ingenuamente caduti noi. Fate attenzione a individuare bene la dissidenza iraniana. Shirin Ebadi è una dissidente iraniana, l’Organizzazione dei Mojaheddin del Popolo no, o perlomeno ha altri fini e altri scopi. Il movimento verde è la dissidenza iraniana, il PMOI no, è un gruppo (armato??) che persegue la presa del potere in Iran. Attenzione a non fornire al regime iraniano l’alibi per reprimere ancora più duramente la vera dissidenza iraniana. Già nelle scorse settimane il regime ha accostato la dissidenza interna al PMOI allo scopo di screditare il movimento verde. Facciamo in modo di non facilitare il lavoro ai Mullah.

Parisa Elahi e Miriam Bolaffi

Parisa Elahi, 35 anni, è una dissidente iraniana fuggita dall’Iran nel 2007. Dal 2008 risiede in Italia e collabora con Secondo Protocollo in un progetto di accoglienza e protezione delle donne islamiche in fuga da regimi misogini. Tiene i contatti con i dissidenti iraniani in tutto il mondo.

Miriam Bolaffi è responsabile per Secondo Protocollo del settore Medio Oriente. Risiede in Israele e collabora con diverse organizzazioni di consulenza internazionale.

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

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