Attacco turco al Kurdistan siriano – Il piano di sostituzione etnica ordito da Erdogan con il placet di Trump, continua a dispetto delle ipocrite proteste mondiali che non vanno però oltre le parole.
È il festival delle ipocrisie quello a cui si sta assistendo in queste ore, a partire proprio dagli americani che prima hanno dato il loro placet ad Erdogan e poi, sommersi dalle critiche (anche interne alla stessa amministrazione) a parola fanno precipitose marce indietro.
Ma la situazione sul campo è drammatica e dall’attacco turco non sfuggono nemmeno gli americani.
Secondo un rapporto di Newsweek, confermato anche dal Pentagono, sotto il fuoco dell’artiglieria turca sono finiti anche i militari americani.
L’artiglieria turca, che spara praticamente su qualsiasi cosa, ha colpito una piccola base americana posizionata sulla collina di Mashtenour nella città a maggioranza curda di Kobane. Non si registrano feriti tra i militari americani che comunque hanno avuto l’ordine di smobilitare.
Colpito carcere con detenuti ISIS che ora sono in fuga
L’artiglieria turca ha colpito anche un carcere dove erano rinchiusi centinaia di miliziani dell’ISIS catturati dai curdi nella città di Qamishli. Secondo i rapporti i miliziani sarebbero in fuga (con la benedizione di Erdogan).
I curdi affermano che prima dell’attacco i detenuti dell’ISIS sotto il loro controllo erano circa 10.000 ma che ora a causa dei combattimenti nessuno controlla più le prigioni e che quindi nessuno sa dove siano finiti.
Almeno 100.000 sfollati
Secondo diverse agenzie internazionali, gli sfollati in fuga dai combattimenti sarebbero circa 100.000. Tra loro anche diverse organizzazioni umanitarie che gestivano i campi profughi di Mabrouka, a ovest di Ras al-Ayn, e quello di Tal Abyad dove Medici Senza Frontiere ha dovuto abbandonare un ospedale che dava assistenza a 200.000 persone.
Interrotta l’assistenza anche al campo di al-Hol, che ospita oltre 70.000 donne e bambini situato a 50 chilometri dal confine turco, così come al campo di Ain Eissa.