Nel quinto anniversario della guerra tra Israele e Libano emergono con prepotenza le gravissime incongruenze dei rapporti emessi a senso unico da Human Rights Watch e da Amnesty International durante il conflitto che vide contrapposti Israele e il gruppo terrorista sciita (legato all’Iran) degli Hezbollah.
Uno studio approfondito supportato da Israel Science Foundation che sarà reso pubblico nei prossimi giorni dimostra infatti come le due organizzazioni abbiano redatto i loro rapporti a senso unico, attaccando esclusivamente le azioni difensive israeliane senza mai parlare delle migliaia di missili lanciati da Hezbollah contro i civili israeliani. Non solo, in alcuni casi è stato dimostrato che i rapporti e i comunicati stampa (ben 40 in 35 giorni) erano del tutto falsi, cioè basati su presupposti sbagliati oppure (e questo è gravissimo) aumentando il numero delle vittime o addirittura inventandosi di sana pianta azioni giudicate “contro le leggi di guerra”.
I casi più eclatanti sono quelli relativi ai supposti “crimini” commessi da Israele nelle città sciite di Srifa e Qana, roccaforti di Hezbollah da dove sono stati lanciati decine di missili. Per giorni interi le due organizzazioni hanno parlato di decine di vittime civili e di “attacchi ingiustificati” quando non “premeditati” contro la popolazione civile da parte delle forze armate israeliane, senza però fornire alcuna prova di quanto sostenuto e senza fare il minimo cenno al fatto che Hezbollah posizionasse le rampe di lancio dei missili in mezzo alle abitazioni civili. I fatti scoperti successivamente hanno dimostrato che i numeri diffusi da quei rapporti e comunicati stampa erano stati enormemente gonfiati e che effettivamente le vittime civili erano state usate da Hezbollah come “scudo” delle loro postazioni e centri di comando e non quindi fatte proditoriamente bersaglio delle azioni militari israeliane. Anzi è emerso che in molti casi l’esercito israeliano avvisava i civili prima di attaccare. Eppure tutta la stampa internazionale ha preso quei rapporti e comunicati come fossero oro colato.
In molti casi le due organizzazioni hanno citato sommariamente come fonti alcuni “loro ricercatori” per affermare che nelle zone attaccate non vi era alcuna presenza di militari appartenenti a Hezbollah quando invece è emerso che le fonti erano elementi libanesi appartenenti a Hezbollah e non loro ricercatori e che le zone attaccate erano brulicanti di uomini armati. Nella città di Srifa, per esempio, Human Rights Watch aveva emesso un primo comunicato dove si affermava che i morti civili erano “almeno 42”, salvo poi correggersi più volte affermando che i morti erano 26 per poi stabilizzarsi a 19. Infine, costretti dall’evidenza dei fatti, hanno dovuto ammettere che buona parte delle vittime erano in effetti uomini armati appartenenti a Hezbollah.
E qui nasce un nuovo contenzioso con le due “organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani” le quali non hanno mai fatto cenno al fatto che i miliziani di Hezbollah non indossassero alcuna divisa per distinguersi dai civili violando (loro si) uno dei più importanti articoli delle leggi di guerra.
In sostanza cosa emerge da questa ricerca? Che le due organizzazioni, riprese dalla stampa internazionale come “fonti estremamente attendibili”, emettevano i loro comunicati a poche ore dall’incidente il tutto senza avere “loro fonti” in loco e senza mai accertarsi che le stesse fonti fossero attendibili o che i fatti descritti fossero effettivamente avvenuti. Anzi, è emerso che le fonti di Human Rights Watch e di Amnesty International erano in effetti gli alti comandi di Hezbollah, fatto questo che ha trasformato le due organizzazioni in un vero e proprio megafono per la propaganda terrorista di Hezbollah.
Il problema ora è stabilire se le due organizzazioni sono diventate megafoni della propaganda terrorista per un caso oppure deliberatamente. I dubbi nascono con la vicenda dell’attacco aereo israeliano sulla città di Qana, un attacco deciso dall’alto comando israeliano a seguito dei massicci lanci di missili partiti da quella città. In quell’attacco vene colpito un edificio che crollando provocò un certo numero di vittime. Nel giro di poche ore Human Rights Watch fece pubblicare un rapporto firmato dal suo direttore esecutivo Ken Roth nel quale si affermava che “l’esercito israeliano stava attaccando deliberatamente i civili” e che nell’incidente di Qana erano morti 54 civili dei quali oltre la metà erano bambini. Quel rapporto nel giro di poche ore fece il giro del mondo tanto che innescò una enorme campagna contro Israele che costrinse i vertici militari israeliani a interrompere unilateralmente qualsiasi offensiva per 48 ore allo scopo di accertare i fatti, una tregua che permise ad Hezbollah di riorganizzarsi e che prolungò di fatto la guerra. Ebbene la ricerca di Israel Science Foundation dimostra inequivocabilmente che Ken Roth in quel momento era lontanissimo da Qana e che, oltre a gonfiare il numero delle vittime, non avrebbe mai potuto raccontare l’incidente come fosse una “esperienza diretta”. Oltretutto lo stesso Ken Roth (autore di diversi libri anti-israeliani) non aveva fatto il minimo accenno agli attacchi lanciati da Qana contro la popolazione civile del nord di Israele, quello si un crimine di guerra.
In sostanza la ricerca implementata da Israel Science Foundation dimostra inequivocabilmente come due tra le maggiori organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani, ascoltate e riverite dalla stampa mondiale, quando si tratta di attaccare Israele non si facciano alcuno scrupolo di diffondere notizie non verificate e addirittura false allo scopo di attivare vere e proprie campagne di stampa dirette esclusivamente contro Israele.
Sharon Levi