Stato Islamico alle porte di Israele ed Egitto

Ieri lo Stato Islamico ha tentato il colpo grosso con un attacco coordinato all’Egitto che, secondo diversi testimoni tra i quali un corrispondente della Associated Press, lo ha portato a un certo punto a innalzare la bandiera del califfato addirittura a Rafah, punto di valico con la Striscia di Gaza. Il fatto gravissimo, sfuggito un po’ a tutti i media, dimostra come l’ISIS stia alzando progressivamente il tiro e punti sempre di più a bersagli grossi forte del consenso che ottiene un po’ in tutto il mondo sunnita, a partire dai Fratelli Musulmani egiziani.

Non sfugge infatti ai più attenti che l’attacco di ieri arriva proprio mentre il Governo egiziano produce il suo massimo sforzo nella lotta al fondamentalismo islamico rappresentato dalla Fratellanza Musulmana e dai gruppi legati allo Stato Islamico. Proprio ieri in una operazione antiterrorismo sono stati uccisi importanti membri dei Fratelli Musulmani tra i quali l’ex parlamentare Nasser al-Hafi, molto vicino a Mohamed Morsi. L’operazione era direttamente collegata alle indagini sull’attentato che pochi giorni fa ha provocato la morte del Procuratore Generale, Hisham Barakat.

Il collegamento tra Stato Islamico ed Hamas

A dispetto di quanto affermano i terroristi di Hamas e lo stesso Stato Islamico, la collaborazione tra i terroristi palestinesi e i terroristi del ISIS è molto più forte di quanto si voglia far credere. I due gruppi hanno in comune i nemici (Egitto e Israele), i metodi e la volontà genocida di distruggere Israele. In pochi credono alle dichiarazioni di guerra dello Stato Islamico nei confronti Hamas. L’attentato di ieri dimostra come i terroristi islamici del califfato usino la Striscia di Gaza come piattaforma di lancio per i loro attacchi all’Egitto e come rifugio sicuro dopo gli attacchi stessi. Nulla fa supporre che Hamas e Stato Islamico siano nemici, anzi, tutto lascia pensare che la storia delle minacce sia tutto un bluff. Che poi qualcuno ci possa credere e usare questa storia per cercare di aiutare Hamas è tutto un altro discorso. Se c’è una cosa chiara nella incredibile confusione che regna in Medio Oriente è proprio la comunanza di idee e intenti tra Hamas e ISIS.

Stato Islamico alle porte di Israele

Ieri il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, durante un incontro con gli ambasciatori stranieri al Ministero degli Esteri ha espresso la vicinanza di Israele all’Egitto e ha detto che «lo Stato Islamico si trova alle porte di Israele» ammonendo la comunità internazionale di non sottovalutare il rischio che rappresenta il terrorismo islamico di matrice sia sunnita che sciita. Un rapporto dello Shin Bet reso noto ieri ha messo in guardia sui preparativi di Hamas volti a preparare un nuovo conflitto con Israele. Nella nota, tra le altre cose, si parla proprio delle connessioni tra Hamas e Stato Islamico. Solo una piccolissima parte delle dirigenza di Hamas sarebbe infatti contraria a una alleanza con l’ISIS mentre un numero sempre maggiori di miliziani sarebbero favorevoli. Secondo quanto ci dicono le versioni ufficiali Hamas starebbe conducendo una campagna contro i “simpatizzanti” dello Stato Islamico a Gaza, tuttavia lo Shin Bet pensa che sia tutto una messa in scena e che i terroristi palestinesi stiano in effetti cercando di far fuori la Jihad Islamica, sostenuta armata e finanziata dall’Iran, cioè dalla rappresentazione degli sciiti nemici giurati del ISIS. Il ragionamento ha un senso anche se si pensa che nei giorni scorsi Hamas ha liberato decine di salafiti tra i quali anche i responsabili dell’omicidio di Vittorio Arrigoni. Non si liberano decine di salafiti, sunniti fondamentalisti vicini allo Stato Islamico, se non si ha l’idea di collaborare con l’ISIS stesso. Nella sua nota lo Shin Bet ha anche espresso forte preoccupazione per l’infiltrazione jihadista in Cisgiordania invitando sia il Governo israeliano che l’Autorità Palestinese a innalzare lo stato di allerta. Significativamente lo Shin Bet non parla di “infiltrazione di Hamas” ma di “infiltrazione jihadista” e anche se ai più potrebbe sembrare la stessa cosa, in effetti non lo è. Anche se la dirigenza di Hamas non sembra disposta a cedere il comando allo Stato Islamico, soprattutto per non perdere gli immensi benefici di cui gode, la base del movimento terrorista palestinese (anche in Cisgiordania) sembra essersi spostata in maniera massiccia sulle posizioni del ISIS, il che ha fatto dire a Netanyahu che “lo stato Islamico si trova alle porte di Israele”.

Fonti non ufficiali da Gerusalemme hanno detto che per oggi è previsto un incontro tra i massimi livelli della intelligence israeliana ed egiziana, un incontro che dovrebbe portare a stabilire una linea comune tra Egitto e Israele volta a combattere lo Stato Islamico ed Hamas, non due nemici ma un unico pericolosissimo nemico unito dalle intenzioni genocide.

[glyphicon type=”user”] Scritto da Noemi Cabitza

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Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

3 Comments Lascia un commento

  1. Urge eliminare il problema… poi si devono neutralizzare i sostenitori (anche da noi).

  2. Temo di essere stato ottimista quando dicevo che entro la fine dell’anno sarebbe scoppiato qualcosa di grosso. Mi sa che i tempi sono più stretti …

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